Incendi nelle aree protette, esposto in procura anche su Biviere: “Omissioni di enti”

 
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A maggio il rogo della riserva Biviere è durato per circa ventiquattro ore

Gela. L’esposto è arrivato anche sui tavoli dei pm della procura locale. Otto associazioni, del fronte ambientalista, chiedono di indagare sui vasti incendi che già dalle prime settimane del periodo estivo hanno distrutto diversi ettari di vegetazione, anche in riserve protette, come il Biviere. Si ritiene che oltre alla mano degli incendiari, dietro ai roghi possano esserci omissioni delle autorità preposte. “Incendi, a detta delle forze di controllo preposte, quasi sempre dolosi, spesso appiccati da mani criminali esperte, in ore serali o notturne e in rapida successione così da impedire efficaci azioni di spegnimento. Incendi – sottolineano gli esponenti nella loro denuncia – che distruggono un patrimonio naturalistico di alberi e fauna, che sottraggono ambienti pregiati e benessere alle comunità, che distruggono preziose aree agricole e che minacciano le case di civile abitazione con pericolo di vita per gli abitanti. E, considerando il riscaldamento globale ormai accertato dalla comunità scientifica, tali incendi contribuiscono ad aumentare la quantità di CO2 in circolo con le conseguenze negative note”. Nell’esposto si indicano numerose e gravi inadempienze e ritardi nelle azioni preventive. “In particolare la campagna di prevenzione agli incendi 2021 è partita in forte ritardo nonostante i ripetuti appelli ad anticipare la stagione da parte delle Associazioni ambientaliste e nonostante i primi incendi fossero già stati avvistati nel mese di marzo – dicono ancora – nella maggior parte dei territori i viali parafuoco non sono stati a tutt’oggi realizzati a causa del ritardo nell’approvazione in bilancio dei fondi per la retribuzione degli addetti. Ciò rende più pericolose le operazioni di spegnimento da terra e favorisce il propagarsi degli incendi”. Per questo i sottoscrittori dell’esposto ritengono “necessario accertare se e come le autorità e gli organi competenti abbiano attuato, in maniera completa ed efficace, tutte le azioni ed attività loro demandate per legge. In particolare, si evidenzia che sul territorio provinciale è palesemente riscontrabile da chiunque l’assenza di scerbatura dei bordi stradali di competenze dei gestori delle strade stesse, Comune, Libero Consorzio, Anas, privati e altri”. “Risultano platealmente disattese anche le prescrizioni contenute nel Decreto del Presidente della Regione Siciliana 4 giugno 2008 recante “Direttive per la redazione dei regolamenti comunali in materia di fuochi controllati in agricoltura” – si legge nel documento inoltrato alle procure – al cui rispetto e vigilanza sono demandati i sindaci”. Si tratta dell’obbligo per tutti i proprietari e conduttori di fondi lungo tutte le strade di tenere puliti i terreni almeno per una fascia di 20 metri dalla scarpata o banchina. “Nei terreni coltivati a seminativo è fatto obbligo di realizzare una fascia avente ampiezza non inferiore a 10 metri in cui non siano presenti stoppie, cespugli o altro materiale infiammabile. Tale fascia dovrà essere realizzata lungo l’intero perimetro del fondo, mediante aratura”. Anche le prescrizioni contenute nelle ordinanze sindacali emesse da ogni Comune, ritengono gli esponenti delle associazioni, risultano gravemente inattuate, senza che ciò sembri sortire alcuna reazione da parte degli organi di vigilanza.

L’esposto si conclude con la richiesta ai “Procuratori della Repubblica aditi di perseguire i responsabili degli eventuali fatti penalmente rilevanti che si dovessero ravvisare nell’esposizione dei fatti”, auspicando che le indagini non si limitino all’individuazione dei criminali responsabili diretti degli incendi, “ma anche di tutti coloro che, pur avendone le responsabilità istituzionali, non hanno attivato le misure preventive che ne avrebbero certamente limitato i danni, accertando – anche ai sensi e per gli effetti della L. 68/2015 su disastri ambientali – quali autorità e organi avrebbero dovuto prendere provvedimenti e iniziative per prevenire e scongiurare questa situazione che, di ora in ora, rischia di peggiorare”. Spesso, almeno nel territorio locale, chi opera nelle campagne, ed è spesso stato danneggiato da devastanti incendi, collega i roghi ai pascoli abusivi, anche se potrebbero esserci interessi ulteriori, anche di controllo del territorio, da parte di pochi. L’esposto è stato presentato da Salvatore Nocera del Coordinamento regionale “SalviAmo i Boschi”; Ennio Bonfanti del WWF Sicilia Centrale; Francesca Maria Lapis dell’associazione “Il sogno di un uomo ridicolo”, Pietro Amico di “Pupi di Surfaro”; Giancarlo Ania del Movimento NO-MUOS; Giovanni Balbo, guida Naturalistica FederEscursionismo Sicilia; Fabio Bonsignore dell’associazione “Straula” e della pagina Facebook “Il Seme di Chico”; Debora Falzolgher del Centro di Educazione Ambientale di Niscemi.

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