Inchiesta Ipab, riesame revoca l’obbligo di presentazione al consigliere Scerra

 
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Il consigliere Salvatore Scerra

Gela. Le indagini sulla gestione dell’Ipab “Aldisio” sono in corso e vedono impegnati i pm della procura e i carabinieri. Ieri, è arrivata la conferma degli arresti domiciliari per don Giovanni Tandurella (difeso dal legale Giovanna Zappulla), ex vertice del cda della struttura di Caposoprano. Il riesame ha annullato per due capi di accusa legati alla circonvenzione. Nelle ultime ore, invece, proprio i giudici del riesame hanno disposto la revoca della misura per un altro indagato, il consigliere comunale Salvatore Scerra. Questa mattina, la difesa, sostenuta dall’avvocato Valentina Lo Porto, ha esposto le ragioni del ricorso, chiedendo l’annullamento del provvedimento. Per il legale, non ci sono le condizioni per giustificare l’obbligo di presentazione, che è venuto meno. Sempre il riesame, ieri, ha accolto la richiesta della difesa dell’ingegnere Renato Mauro (sostenuta dall’avvocato Giacomo Ventura), che a sua volta era stato destinatario dell’obbligo di presentazione. L’amministratore della “Fenice”, la società privata che ottenne l’affidamento di strutture e servizi interni all’Ipab, non è più sottoposto a misura (ma è stata confermata l’interdizione a svolgere incarichi direttivi a livello societario). Il gip del tribunale, invece, aveva già revocato l’obbligo di presentazione, inizialmente disposto per l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Sandra Bennici (difesa dall’avvocato Flavio Sinatra). I giudici nisseni, allo stesso tempo, non hanno accolto l’appello avanzato dalla procura, che era destinato all’aggravamento delle misure per i quattro principali indagati. Oltre a misure più restrittive, i pm sostenevano la necessità di contestare i reati di estorsione e maltrattamenti. Non c’è stato l’accoglimento.

Per gli inquirenti, don Giovanni Tandurella e gli altri principali indagati avrebbero messo in atto azioni volte a violare la disciplina sulla gestione delle strutture pubbliche, di fatto favorendo l’ingresso della società privata “La Fenice”. Si ipotizzano la corruzione ma anche fatti legati all’ottenimento di somme da anziani ospiti e dai loro familiari, che poi il sacerdote avrebbe destinato ad uso personale. Tutti aspetti al vaglio degli investigatori, che hanno disposto sequestri ed effettuato perquisizioni. In totale, sono quindici gli indagati.

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