Indagine sulla gestione della rete idrica privata a Manfria, due dal gup

 
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Gela. Alcuni atti, ormai pubblici, sono stati resi noti anche sui social. Ad inizio febbraio, davanti al gup del tribunale di Caltanissetta, saranno due gli imputati chiamati a rispondere ad accuse legate alla gestione della rete idrica realizzata negli scorsi anni a Manfria, su progetto privato. Le contestazioni vengono mosse a Carmelo Vasta e Desire’ Vasta, rispettivamente alla testa di Divina Acquedotti e Divina Service srl. Sono le società che si occuparono della fase di gestione di un ampio tratto di rete idrica per conto di un consorzio di residenti della frazione balneare. L’inchiesta parti’ dalla segnalazione dell’allora presidente del consorzio, Giuseppe Raniolo. Secondo i pm nisseni, i due imputati si sarebbero appropriati di somme per un totale di circa 160 mila euro, destinati invece ai pagamenti dei canoni idrici e versati dai consorziati. Questo riportava nel suo esposto lo stesso Raniolo, che ha voluto si arrivasse alle verifiche degli investigatori. I due rappresentanti delle società, attraverso i legali Vincenzo Vitello, Antonio Ingroia e Marco Ministeri, già in fase di indagine hanno escluso anomalie gestionali. Le difese esporranno le loro ragioni davanti al gup. Così come farà lo stesso Raniolo, probabilmente pronto a costituirsi parte civile assistito dal legale Eleonora Condorelli. Nel tempo, la gestione del progetto privato della rete idrica è diventata oggetto di forti contrasti, anche di tipo civilistico.

Raniolo è sicuro che ci furono irregolarità addebitabili alle società. Gli imputati ne risponderanno in udienza preliminare e le difese avanzeranno le loro richieste per chiarire le posizioni. La procura nissena contesta le aggravanti di “danno di rilevante entità” e di “abuso di prestazione d’opera”. Di recente, da Divina Service era partito l’appello contro il progetto pubblico della rete idrica di Manfria, varato dall’Ati e da Palazzo di Città, che si andrebbe a sovrapporre a quello privato già in attività da diversi anni. Nell’appello proprio la società privata si è detta potenzialmente danneggiata dall’investimento i cui cantieri dovrebbero partire dopo una lunga attesa.

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