Intestazione fittizia di due aziende, indagine su Palmeri e sui familiari: emessa assoluzione

 
0
I militari della guardia di finanza in una delle aziende

Gela. Per le contestazioni nei periodi dal 2010 al 2013 è maturata la prescrizione, con il non doversi procedere. Per tutti gli altri capi di imputazione, invece, il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), ha emesso l’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Il dispositivo appena rilasciato ha fatto cadere le accuse mosse all’imprenditore sessantaduenne Rocco Palmeri e ai familiari, Dorotea Palmeri, Concetta Palmeri e Rocco Palmeri (1952). Secondo la procura, l’imprenditore, in passato destinatario di una misura di prevenzione in un procedimento antimafia, avrebbe continuato a gestire le aziende “Carni del golfo” e “Tir Italia”, con rilevanti fatturati, servendosi di prestanome. Dalle indagini, per gli inquirenti, sarebbero emersi elementi incontrovertibili. Palmeri, così ha spiegato il pubblico ministero Luigi Lo Valvo, avrebbe avuto la piena disponibilità economica, aggirando la misura che gli era stata imposta. Nel corso della requisitoria, il pm, che ha chiesto condanne per tutti gli imputati, ha parlato di intestazione fittizia e dolo di elusione. Il compendio aziendale fu sottoposto a sequestro da parte dei militari della guardia di finanza. I giudici, con la decisione emessa a conclusione del procedimento di primo grado, hanno anche disposto la restituzione “di quanto in sequestro”. Le difese, rappresentate dai legali Flavio Sinatra e Fernando Vignes, durante l’intera istruttoria dibattimentale, ma già in fase di indagine, hanno prodotto documentazione e ricostruito una situazione di fatto delle aziende del tutto differente. E’ stato spiegato che Palmeri lavorava regolarmente, rispettando la misura impostagli. Lo faceva alla luce del sole. “Era lui che trattava con gli istituti di credito – hanno riferito i difensori – se avesse voluto eludere la misura avrebbe potuto intestare le società a soggetti estranei alla sua cerchia familiare. Sarebbe stato più logico. Tutte le autorità erano informate della sua situazione e del lavoro che svolgeva, proprio sulla scorta della misura”.

L’inchiesta partì da un procedimento di altro tipo, per la separazione dell’imprenditore e dell’ex moglie. Fu la donna a chiedere accertamenti sulle disponibilità del sessantaduenne, che aveva agito per la riduzione dell’entità dell’assegno di mantenimento. La difesa, a discussione conclusa, ha prodotto una memoria. Il dispositivo chiude il procedimento davanti al collegio penale. Gli imputati erano presenti in aula al momento della lettura e c’è stata forte commozione per la pronuncia.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here