Ipab “Aldisio”, ribadito ritorno a gestione pubblica: “Ente paghi propri dipendenti”

 
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I lavoratori 'La Fenice' e il sindacato denunciano la violazione degli accordi

Gela. Nuovo vertice con il prefetto di Caltanissetta sul caso dell’Ipab “Aldisio”. Questa mattina, al confronto in remoto hanno partecipato sindacati, il commissario straordinario della struttura di Caposoprano e il sindaco Lucio Greco. La volontà rimane quella di un ritorno al pubblico, ma attraverso la terziarizzazione di alcuni servizi, pulizia, cucina e lavanderia. In quest’ultimo caso saranno garantiti i lavoratori storici che già si occupano di queste attività. Gli stipendi arretrati dovuti ai sette operatori Ipab dovranno essere versati dall’istituto. Comune e Regione dovrebbero intervenire con i fondi disponibili. Il segretario confederale Ugl Andrea Alario ha però sottolineato come non si può ritornare al passato, fatto di decine di mensilità mai pagate. “Abbiamo spiegato che la legalità va rispettata”, dice.

“Un confronto che ha fatto chiarezza in merito a chi doveva pagare da sempre i sette lavoratori dell’Ipab, che in quanto dipendenti pubblici devono essere pagati dall’istituto di Caposoprano – dicono il segretario confederale Cgil Ignazio Giudice e quello provinciale della Funzione pubblica Rosanna Moncada – in conformità all’attuale quadro formativo e anche questo aspetto sarà verificato dall’Ispettorato del lavoro di Caltanissetta”. Rimane il nodo dei lavoratori assunti dalla società “La Fenice”, che fino a qualche settimana fa ha gestito servizi e strutture, in base ad accordi stipulati con Ipab. All’amministratore Renato Mauro è stato chiesto di spostare il tavolo all’ufficio provinciale del lavoro, anche per tentare la strada degli ammortizzatori sociali. La scorsa settimana è stato ufficializzato il licenziamento di dieci operatori. Si proverà a definire un bacino, dal quale attingere nel caso di nuove assunzioni. Il prossimo futuro della struttura non è ancora così definito e per ora molti lavoratori rischiano di trovarsi con niente in mano.

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