L’amianto in raffineria, la Cassazione annulla il verdetto del gup: erano stati assolti tredici imputati

 
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Gela. Verdetto annullato con rinvio e le tredici assoluzioni decise negli scorsi mesi dal gup del tribunale vanno riviste.

L’assoluzione decisa dal gup. I giudici della Corte di Cassazione, anche se non sono ancora note le motivazioni, hanno accolto il ricorso presentato dai magistrati della procura. I pm contestavano il verdetto di non luogo a procedere reso dal gup nei confronti di tredici tra manager e tecnici di Eni, accusati di aver avuto un ruolo nella mancata attuazione di tutte le misure di prevenzione necessarie ad evitare l’esposizione all’amianto nella fabbrica Eni. Tra le accuse mosse, anche quella legata alla morte di un ex operaio dell’indotto, stroncato tre anni fa da un carcinoma maligno. I familiari hanno scelto di costituirsi parte civile nel procedimento con gli avvocati Adriano Falsone e Giuseppe Licata. Alla fine, il gup del tribunale decise il rinvio a giudizio solo nei confronti di quattro imputati, tutti lavoratori e allo stesso tempo referenti di aziende dell’indotto per le quali prestò servizio l’operaio morto. Per loro, difesi dagli avvocati Angelo Licata, Maurizio Cannizzo e Angelo Urrico, il dibattimento si è già aperto. Il verdetto del giudice dell’udienza preliminare, che ha escluso responsabilità nei confronti dei manager e dei tecnici Eni, individuandole solo rispetto ai referenti delle aziende dell’indotto, non ha convinto i magistrati della procura né i legali di parte civile, certi della necessità di impugnare il verdetto. Adesso, è arrivato l’annullamento e il procedimento ritorna davanti ai giudici locali.

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