La banda dei “cavalli di ritorno”, condanne per i furti: fissato giudizio di appello

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. Sono accusati di essere dietro ad un vero e proprio sistema dei furti, che gli avrebbe garantito il “riscatto” in denaro. La presunta banda scoperta con l’inchiesta “Cavallo di ritorno” è stata monitorata per mesi dai poliziotti del commissariato. Lo scorso marzo, il gup del tribunale ha imposto sette anni di reclusione a Gaetano Alferi, cinque anni e otto mesi a Nicola D’Amico, tre anni e otto mesi a Mirko Dammaggio e tre anni a Ivan Iapichello. Le condanne sono state impugnate e saranno i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, ad ottobre, a valutare i ricorsi delle difese. I mezzi venivano rubati e nascosti in un garage tra le palazzine popolari di Scavone. Per riaverli era necessario pagare. I colpi sono stati video-ripresi dagli investigatori. Elementi che i pm della procura hanno portato davanti al gup, dopo che le difese hanno scelto il rito abbreviato. Tra i fatti ricostruiti, la rapina ai danni di un giovane, al quale vennero sottratti diversi biglietti di un concerto poi tenutosi a Catania.

I legali Antonio Gagliano, Nicoletta Cauchi, Davide Limoncello ed Ernesto Brivido hanno impugnato la decisione del giudice dell’udienza preliminare. In primo grado, è caduta l’accusa di associazione, mentre altri presunti complici sono a processo, davanti al collegio penale del tribunale di Gela.

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