La spedizione punitiva contro il titolare di un bar del centro storico, chiesta la conferma di tutte le condanne

 
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Immagini di repertorio

Gela. Le condanne devono essere tutte confermate. E’ questa la richiesta giunta dalla procura generale nel processo d’appello contro i presunti responsabili di una vera e propria spedizione punitiva

ai danni del titolare del bar Duomo, in pizza Umberto I.

Nel mirino il titolare del bar. L’uomo venne aggredito nell’agosto di sette anni fa. Evitò conseguenze peggiori solo perché riuscì a trovare rifugio all’interno di un altro esercizio commerciale della zona. In primo grado, la condanna venne pronunciata ai danni di Catalin Toma, a quattro anni di reclusione, Adrian Uncureanu, Nuccio Rinzivillo e Giuseppe Cannizzo, a tre anni e un mese di detenzione, Roberto Di Stefano ed Emanuele Cannizzo, a tre anni, e Giuseppe Rinella, a sei mesi. L’unica pronuncia di assoluzione arrivò per Vincenzo Cannizzo, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura. Sul posto, arrivarono i finanzieri. In base alle indagini, emerse che quella presunta spedizione punitiva sarebbe stata organizzata dopo il no, arrivato dal titolare del bar, al pagamento di circa cinquecento euro mensili. I difensori degli imputati, anche davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta, hanno messo in dubbio quanto sostenuto dagli inquirenti e dal titolare dell’esercizio commerciale, costituito parte civile con l’avvocato Alfredo D’Aparo. In base alla loro linea, l’esercente, solo qualche ora prima, aveva aggredito Emanuele Cannizzo all’interno di una pizzeria sul lungomare Federico II di Svevia. Il verdetto d’appello arriverà alla prossima udienza fissata per fine giugno. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Carmelo Tuccio, Maurizio Scicolone, Giovanni e Francesco Bellino e Dionisio Nastasi.

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