La tragedia del nosocomio di Tivoli, è nell’elenco dei peggiori come il “Vittorio Emanuele”

 
0

Gela. Quanto accaduto all’ospedale di Tivoli, con tre morti per un rogo che si è esteso ad un’intera ala della struttura, deve essere un monito. Lo fa sapere la Federazione nazionale aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Il 30 per cento degli ospedali italiani è stato costruito fra il 1941 e il 1970, il 20 per cento dal 1901 al 1940, il 6 per cento dal 1801 al 1900 e il 10 per cento prima del 1800. Il Pnrr poteva dare delle soluzioni strutturali ma la revisione al ribasso non permetterà tutti gli interventi in programma. Dalla Fiaso precisano che le Case di comunità da realizzare con i fondi europei scendono da 1.450 a 1.038. Riduzioni anche per gli Ospedali di comunità che passano da 400 a 307 e le Centrali Operative territoriali che da 600 scendono a 480. Nel piano rimodulato viene poi posticipata di due anni (da fine 2024 a fine 2026) l’operatività di 3.100 nuove apparecchiature diagnostiche e viene ridotto da 7.700 a 5.922 il numero di posti letto di terapia intensiva e sub intensiva da realizzare entro giugno 2026. Scendono da 109 a 84 gli interventi nelle strutture ospedaliere per di allinearle alle norme antisismiche. Da notare che proprio il “San Giovanni Evangelista” di Tivoli di recente era finito nella lista degli otto nosocomi peggiori per standard qualitativi.

Nell’elenco, seppur per diversi aspetti contestato rispetto ai parametri adottati, anche il “Vittorio Emanuele”. I dati sono stati rilasciati dal Programma nazionale esiti (Pne) edizione 2023 dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Il lavoro di Agenas ha fotografato la performance degli ospedali del Ssn nel 2022. Così, anche a livello locale, tra gli addetti ai lavori e gli operatori, si fa strada la necessità di “chiedere interventi strutturali per il nosocomio locale”, da anni ormai punto di convergenza di tagli e carenze di servizi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here