Le bonifiche oltre il Sin, l’ex deposito Eni sul lungomare da verificare: “Va inserito subito!”

 
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Gela. Il perimetro del Sito d’interesse nazionale va ampliato e le parti del confronto si sono nuovamente incontrate tra i tavoli dell’assessorato regionale all’energia. I siti da inserire. In ballo, ci sono gli eventuali interventi di bonifica da estendere ben oltre i confini della zona industriale Eni. Nelle scorse settimane, i responsabili locali della Lipu e della Riserva orientata Biviere hanno depositato una vasta cartografia che ricomprende anche l’area degli oleodotti e quella dei pozzi Enimed: ci sono inoltre tutti i siti esplorati dal gruppo nel corso degli anni, la discarica di Marabusca, l’ex discarica di Settefarine. Adesso, i dubbi principali sembrano concentrarsi intorno alla zona che, in passato, ha ospitato un ex deposito Eni sul lungomare Federico II di Svevia.

L’ex deposito sul lungomare Federico II. Nel corso del vertice di questa mattina, molti tecnici presenti e la stessa amministrazione comunale hanno ribadito la necessità di effettuare verifiche preliminari prima di procedere con l’eventuale inserimento nell’area Sin. In quella zona, adesso, sono presenti lidi balneari e club. “Mi pare una scelta difficile da comprendere – spiega Emilio Giudice responsabile della Riserva Biviere – da un lato, si chiede di estendere il Sin e dall’altro, invece, sorgono dubbi su eventuali interventi di bonifica in una zona nella quale anche le foto storiche (che vi mostriamo n.d.r.)certificano la presenza di un sito industriale. Una cosa è certa, per noi le attività di bonifica vanno estese ai sessanta chilometri di oleodotti, i pozzi in attività e a tutte le aree esplorate in questi decenni, alla discarica Marabusca, a quella di Settefarine, a quei siti che sono stati utilizzati anche per il deposito di rifiuti pericolosi”. A questo punto, si attende l’incontro ministeriale del prossimo 18 febbraio. Negli scorsi giorni, invece, tecnici dell’Arpa regionale hanno effettuato una serie di sopralluoghi in alcuni siti della città, comprese ex cave che sarebbero state utilizzate per lo smaltimento di rifiuti pericolosi e scarti industriali. 

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