L’indagine dei finanzieri e 1 milione di euro dal Ministero: “L’azienda deve restituire i soldi”

 
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Gela. Un finanziamento ministeriale da oltre un milione di euro che, anche per i giudici amministrativi del Consiglio di Stato, va restituito. I soldi, attraverso il sistema del Contratto d’Area di Gela, erano stati erogati alla Tecno Impianti, una società locale che intendeva coprire i costi di realizzazione di uno stabilimento per la produzione di radiatori e caldaie, in contrada Catarossone.

I controlli dei finanzieri. I soldi vennero trasferiti quasi per intero, ma dalle verifiche condotte dai militari della Guardia di finanza iniziarono ad emergere una serie di anomalie. In sostanza, dopo la scadenza del termine fissato per l’avvio delle attività, previsto nell’estate del 2003, i finanzieri trovarono “lo stabilimento dei ricorrenti sostanzialmente inattivo”. “Il capannone dove l’attività doveva svolgersi – si legge nelle motivazioni rese dal Consiglio di Stato – non era stato completato e risultava privo anche delle insegne commerciali, i macchinari erano fermi e deteriorati, protetti da teli e non identificabili per numero di telaio o costruttore”. I finanzieri entrarono nell’area di contrada Catarossone nel gennaio del 2005, quindi ben oltre la scadenza fissata per la partenza delle attività nello stabilimento finanziato con soldi pubblici. Così, scattò anche un’inchiesta penale, con il sequestro del capannone e l’accusa di truffa. I soci della Tecno Impianti, però, nel 2012, ottennero un verdetto di non doversi procedere per prescrizione, emesso dai giudici del tribunale di Gela, con la conseguente restituzione di quanto sequestrato, compreso il capannone.

Le sovrafatturazioni. Intanto, però, i funzionari del Ministero dello sviluppo economico, già nel 2008, avviarono l’iter per la revoca del finanziamento concesso ai gelesi e la restituzione di circa un milione di euro. I soci dell’azienda si sono opposti, con un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Davanti all’azione amministrativa, proprio i funzionari del Ministero dello sviluppo economico hanno chiesto l’intervento dei giudici del Consiglio di Stato. I magistrati amministrativi hanno dichiarato ammissibile il ricorso degli imprenditori gelesi, ma l’hanno comunque ritenuto infondato. “Gli accertamenti compiuti dalla Guardia di Finanza hanno dimostrato che il 26 gennaio 2005, quando l’investimento doveva essere stato da tempo completato e la società ricorrente doveva essere in piena attività, lo stabilimento dei ricorrenti risultava invece sostanzialmente inattivo, il capannone dove l’attività doveva svolgersi non era stato completato e risultava privo anche delle insegne commerciali, i macchinari erano fermi e deteriorati, protetti da teli e non identificabili per numero di telaio o costruttore – si legge ancora – già questa circostanza da sola poteva giustificare l’adozione del provvedimento di revoca del finanziamento e di richiesta di restituzione di quanto erogato. Inoltre gli accertamenti compiuti dalla Guardia di Finanza avevano consentito di accertare che, a fronte dell’importo di 949.108,90 euro, rendicontato dalla ditta per l’acquisto dei macchinari e degli impianti oggetto del programma di investimento agevolato, risultavano emessi dai produttori e dai fornitori degli stessi titoli di spesa per complessivi 232.108,90 euro, con l’evidente sovrafatturazione degli acquisti effettuati e la fatturazione di operazioni inesistenti”. Per gli imprenditori, invece, tutto sarebbe stato regolarmente contabilizzato e gli accertamenti dei finanzieri sarebbero stati causati dal fatto di essersi affidati ad un mediatore, risultato poi evasore fiscale. Una linea, però, non accolta dal Consiglio di Stato. “Gli stessi ricorrenti ben dovevano conoscere il mediatore che aveva venduto loro sostanzialmente tutti i macchinari oggetto dell’investimento – concludono i giudici – tranne una gru, e che peraltro risultava avere avviato una ditta individuale nell’imminenza dell’unica operazione fatturata, per 1.116.000,00 euro, ed aveva poi chiuso l’attività il 31 dicembre dello stesso anno”. Per questi motivi, in base al verdetto, il finanziamento dovrà essere restituito.

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