“Lo Stato deve restituire i soldi spesi da Agroverde durante il sequestro”, la Cassazione dà ragione ad Italiano

 
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Gela. Gli oltre duecentomila euro pagati all’amministratore giudiziario e ai funzionari che si occuparono di gestire la cooperativa Agroverde durante il periodo di sequestro preventivo li deve restituire lo Stato.


L’assoluzione di Italiano. E’ questa la richiesta che è arrivata dai legali di Stefano Italiano, tra i responsabili della cooperativa. Nelle scorse settimane, i giudici di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati di Italiano che contestavano la decisione del giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta. Il gip aveva respinto la richiesta di accollo delle spese a carico dello Stato. I giudici romani, invece, hanno disposto l’annullamento con rinvio e, quindi, il gip nisseno dovrà adesso definire la somma da restituire ad Agroverde. Il sequestro preventivo dei beni della coop venne disposto nell’ambito di una vasta indagine che coinvolse proprio Italiano, accusato di riciclaggio di denaro e di favoreggiamento dei clan. Assolto anche in secondo grado dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, che accolsero in pieno la linea difensiva dei legali Flavio Sinatra e Franco Pizzuto, ha chiesto il rimborso delle spese sostenute dalla cooperativa agricola per pagare i compensi all’amministratore giudiziario e ai funzionari che intervennero nella procedura. I giudici di Cassazione, come chiesto anche dalla procura generale, hanno emesso un verdetto favorevole, sottolineando che il dissequestro dei beni della cooperativa era già stato disposto in primo grado, smentendo quanto invece sostenuto dal giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta. “Il provvedimento impugnato va dunque annullato – si legge nella sentenza – e il giudice del rinvio dovrà provvedere alla liquidazione, dovendo evidentemente tenere conto, ai fini della quantificazione della stessa, oltre che dell’attività effettivamente compiuta dagli amministratore giudiziari, anche dell’eventuale inerzia di parte, a fronte di un provvedimento di dissequestro eseguibile sin dal 2010”.

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