Lo stop della raffineria e il declino, Bennici: “Musumeci non agisca come Renzi e Crocetta”

 
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Bennici critica le scelte dell'ex premier Renzi e di Crocetta

Gela. Una città in declino. Una crisi che ha toccato l’apice con lo stop al ciclo della raffinazione nella fabbrica di contrada Piana del Signore e l’assenza di vere alternative. Il consigliere comunale uscente Sandra Bennici collega lo strapiombo economico e sociale della città a quanto accaduto quattro anni fa, quando l’allora premier Matteo Renzi e l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta decisero che il protocollo d’intesa per la riconversione della fabbrica di contrada Piana del Signore dovesse concretizzarsi. “Il 15 agosto del 2014 arrivò a Gela, quasi inaspettato, l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi per discutere della vertenza raffineria – spiega – ad accoglierlo, la classe politica in pompa magna, la chiesa, le istituzioni locali. Di quella visita lampo rimangono solo molti selfie con il premier. Il 6 novembre 2014, lo stesso Renzi, la stessa politica ai più alti livelli, come l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, decisero di chiudere in maniera fulminea lo stabilimento, senza un progetto economico alternativo. Fu quello il momento in cui pochi decisero di accelerare incautamente il declino di questa città, già peraltro acciaccata dalla crisi economica. Eppure tutto lo staff dell’Eni poco tempo prima, con grande orgoglio e determinazione, aveva illustrato ben altro progetto, cioè il rilancio della raffineria con un investimento di oltre 750 milioni di euro per renderla competitiva, garantendo maggiore sicurezza per l’ambiente e la salute. Tutti sappiamo com’è andata a finire”. Bennici si rivolge adesso al successore di Crocetta, il presidente Nello Musumeci che venerdì prossimo sarà in visita ufficiale in città. “Signor presidente, non stiamo a tediarla raccontatole dei mali atavici della città, lei saprà sicuramente che il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi, che i nostri migliori giovani stanno andando via perché sfiduciati, che quei pochi imprenditori, folli perché vogliono investire ancora a Gela – dice Bennici – si scontrano con una burocrazia lenta e tortuosa, che presidiando impunemente i nostri enti pubblici, gode nel far allungare le procedure anziché snellirle. Da tempo era noto che a Gela si muore di tumore. Come da copione, falsi eroi spuntano e denunziano l’eventuale presenza di rifiuti tossici nel territorio, propaganda che sicuramente non restituirà i nostri morti ma la bonifica del territorio è un atto dovuto e lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni, ma è ancora più grave che da tempo è venuto meno il diritto alla salute dei gelesi. Si aspetta da anni l’istituzione della Breast Unit e di contro invece si chiude il reparto di malattie infettive e carenti risultano i reparti di importanti apparecchiature come l’ecografo o la mancanza di una risonanza magnetica. L’ospedale Vittorio Emanuele mantiene ancora un limite di efficienza grazie solo alla professionalità dei medici e delle loro equipe”.

Un declino che parla anche di servizi tagliati. “Signor presidente, a Gela si muore anche per piccole banalità – continua – come gli esami di guida, perché bisogna spostarsi a Caltanissetta. Il declino è economico e sociale. La città è indebolita da una insidiosa politica di decurtazione dei servizi da offrire, con i più giovani che già pensano che il futuro stia da un’altra parte”. Una visita ufficiale, quella di Musumeci, che per Bennici dovrà necessariamente andare oltre la semplice reclame politica. “Niente selfie, presidente – conclude l’ex consigliere – ma solo fatti

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