L’omicidio Mendola, l’imprenditore Cauchi accusato di essere il mandante: aperto dibattimento

 
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Il corpo di Mendola venne ritrovato nei boschi di Pombia

Gela. E’ stato aperto il dibattimento davanti ai giudici della Corte d’assise di Novara. A processo c’è l’imprenditore edile cinquantatreenne Giuseppe Cauchi. Per gli investigatori, il gelese sarebbe stato mandante dell’omicidio del trentatreenne Matteo Mendola. Venne ucciso all’interno di un ex capannone industriale, nei boschi di Pombia. Mendola, a sua volta gelese ma residente a Busto Arsizio in provincia di Varese, sarebbe stato attirato in una sorta di trappola. Gli esecutori materiali, Antonio Lembo e Angelo Mancino, sono già stati condannati a trent’anni di reclusione dal gup del tribunale novarese. Sarebbero stati insieme a Mendola per poi ucciderlo a colpi d’arma da fuoco e finirlo con un cric. Entrambi, difesi dagli avvocati Gabriele Pipicelli, Alessandro Brustia e Fabrizio Cardinali, hanno scelto il rito abbreviato. Cauchi invece è stato rinviato a giudizio. Gli avvocati Flavio Sinatra e Cosimo Palumbo, suoi legali di fiducia, hanno avanzato le rispettive richieste istruttorie. Parti civili sono i familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Giancarlo Trabucchi e Anna Maria Brusa.

In base a quanto ricostruito dagli investigatori, Mendola sarebbe stato ucciso per un presunto regolamento di conti, forse legato allo spaccio di droga. A dare l’ordine ai due killer sarebbe stato proprio Cauchi, che invece ha sempre negato di aver frequentato Mendola. L’imputato è stato tirato in ballo dalle dichiarazioni rese in fase di indagine da Lembo, che si è autoaccusato del delitto sostenendo di aver ricevuto istruzioni dall’imprenditore. I primi testimoni verranno sentiti il mese prossimo.

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