Niente lavoro e senza pagamenti da mesi, dramma operai Sudelettra: “Non accetteremo altra cassa integrazione”

 
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Lavoratori Sudelettra

Gela. Protestano da oltre una settimana e sono esasperati. Senza lavoro e senza le retribuzioni che ancora non hanno ricevuto. Molti operai della Sudelettra sono reduci da un periodo festivo che per loro è stato solo di forte preoccupazione. Dall’azienda, per anni impegnata nel settore elettrostrumentale dell’indotto di raffineria Eni, attendono non solo le retribuzioni arretrate, ma anche versamenti previdenziali e quelli per i fondi pensionistici. Una situazione sempre più tesa. Anche oggi si sono radunati davanti agli uffici amministrativi di Eni. I manager della multinazionale hanno sbloccato settecentomila euro, che spettavano a Sudelettra. L’azienda dovrebbe adesso versare quanto previsto, ovvero le mensilità di novembre, dicembre e la tredicesima, oltre appunto alle indennità ancora scoperte. I dipendenti, però, non hanno ricevuto nulla e probabilmente quei settecentomila euro, solo in parte verranno utilizzati per saldare i loro crediti verso l’azienda. Pare che i manager lucani vogliano destinarli anche ai fornitori. Così, buste paga alla mano, c’è chi mostra retribuzioni da settecento euro. “Questo è quello che mi è stato pagato fino ad ora – dice uno degli operai – mi hanno conteggiato quaranta ore di sciopero, che io non ho mai fatto, e addirittura indicano anche la cassa integrazione, che non è stata ancora attivata”. I dipendenti, fuori dagli uffici della multinazionale, fanno capire chiaramente che temono gravi anomalie. Domani, al Ministero dello sviluppo economico, si discuterà di una nuova cassa integrazione per cessazione di attività. Allo stesso tempo, l’azienda ha anche avviato una procedura di licenziamento collettivo. Uno scenario sempre più cupo e caotico, per un’azienda che fino a qualche mese fa ha lavorato negli appalti della nuova green refinery di Eni. Da ottobre, però, i lavoratori sono fermi. C’è chi ha famiglia e molti hanno esperienza pluridecennale nell’indotto di raffineria. Oggi, però, si trovano quasi con niente in mano. Una ventina di lavoratori, ieri, ha deciso di sottoscrivere una missiva, indirizzata a tutti gli enti preposti e ai sindacati dei metalmeccanici, che stanno seguendo la vertenza. Scrivono che “non intendono assolutamente accettare la proroga della cassa integrazione per cessazione di attività che è in atto a causa del mancato rispetto del verbale di cassa integrazione sottoscritto al Ministero il 21 novembre 2019”. Non tutti però sembrano condividere questa scelta.

Molti di loro, a questo punto, preferirebbero essere licenziati. Temono che tutti i tavoli aperti dall’azienda possano essere solo una strategia per prendere tempo, senza però versare quanto dovuto ai dipendenti. La rabbia è palpabile e le segreterie provinciali di Fiom, Fim e Uilm devono trovare una soluzione non semplice, dovendo fare i conti con la diffidenza di tanti operai. I segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese attendono di capire cosa accadrà domani al ministero. “Perché questa azienda sembra poter fare tutto ciò che vuole a danno dei lavoratori? – dicono alcuni operai in protesta – non dovrebbero esserci dei controlli? E’ mai possibile che i lavoratori debbano rinunciare a tutto? Le nostre famiglie non sanno più come andare avanti. C’è chi ha dovuto rinunciare all’università per i figli, chi non può permettersi neanche le cure sanitarie necessarie. Perché nessuno interviene?”. Negli ultimi giorni, anche il reggente di Sicindustria Caltanissetta Gianfranco Caccamo ha verificato l’iter dei pagamenti destinati alla Sudelettra, con l’obiettivo di garantire i successivi versamenti agli operai. Ad oggi, però, i lavoratori Sudelettra aspettano di capire, per l’ennesima volta, quale potrà essere il loro futuro.

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