“Più risorse e personale”, in tribunale Csm: “Giudici ragazzini fronteggiano criminalità”

 
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Gela. “Un tribunale di frontiera”, è ancora questo a contornare il destino del presidio locale. L’ha ribadito il presidente Roberto Riggio nel corso della visita del vicepresidente Csm Fabio Pinelli. Ad attenderlo, le massime cariche del presidio, i giudici, i pm e le forze dell’ordine. L’allarme è costante: scoperture nell’organico. Mancano magistrati e personale amministrativo. Il presidente Riggio e il procuratore facente funzioni Lucia Musti hanno insistito sulla necessità di un rafforzamento, in un contesto caratterizzato ancora da una forte presenza criminale, anche delle organizzazioni di mafia. “I gelesi perbene hanno diritto alla giustizia”, ha spiegato Musti. Senza risorse di personale, il presidente Riggio sta coprendo anche le funzioni di gip, “non capita spesso”, ha sottolineato lo stesso magistratoo. Più attenzione al territorio segnato da un’incidenza ancora enorme di procedimenti, soprattutto penali, è stata indicata dal presidente del Consiglio dell’ordine Mariella Giordano e dalla guida della Camera penale Rocco Guarnaccia. Le tre organizzazioni di mafia sono ancora una presenza preoccupante. “Sul territorio abbiamo una presenza di armi enorme”, ha sottolineato Riggio. I procedimenti attivati per fatti che riguardano la città sono quelli che più impegnano la Dda nissena ma anche la procura minorile di Caltanissetta.

Quello locale è ancora il tribunale dei “giudici ragazzini” che affrontano un territorio complesso e un’area vasta, praticamente alla prima nomina. Più personale è la richiesta che proviene anche dai pm, come ha detto nel suo intervento il sostituto Luigi Lo Valvo, il pubblico ministero con l’esperienza più lunga attualmente in procura. Tutti si sono detti favorevoli ad una maggiore presenza anche del Csm sul territorio. Criminalità organizzata, quella comune ma anche “il problema dei rifiuti presenti ovunque in città”, sono punti non trascurabili. Il procuratore Musti l’ha riferito durante il suo intervento. Lei stessa ha scelto di essere applicata nel presidio locale lasciando Bologna e in una carriera professionale fatta di importanti procedimenti di carattere nazionale. “Il Csm guarda con forte attenzione a Gela”, è stato spiegato dai consiglieri che fanno parte delle commissioni del Consiglio superiore della magistratura. “Né la giustizia penale, né quella minorile né quella civile possono arretrare in questi territori. Lo Stato deve essere presente sempre”. Il Csm attuale sta valutando di riprendere la strada delle “sedi disagiate” che incentiverebbe l’arrivo di magistrati. Pinelli ha ricordato “la spinta etica che deve muovere i magistrati”. “Ai magistrati si deve chiedere qualcosa in più – ha proseguito il vicepresidente Csm – serve un’attitudine etica non richiesta ad un normale funzionario pubblico. Stiamo cercando di recuperare un arretrato oggettivo. Un cambio di passo è il nostro obiettivo. In otto mesi, oltre 14 mila pratiche definite. Non si risolve il problema in otto mesi, lo sappiamo. La presenza sui territori è un’idea fondamentale. Vogliamo ascoltare i magistrati. Servono decisioni trasparenti per i magistrati. È l’ora di un tavolo comune tra tutte le parti. Oggi, il carico giudiziario è eccessivo in qualsiasi tribunale. Si è persa la funzione di mediazione dei corpi intermedi. La giurisdizione non può risolvere tutto. Si dovrebbe ragionare su un percorso di depenalizzazione per alleggerire il carico. La selezione della magistratura, nel 2023, forse non dovrebbe passare da schemi di cinquanta anni fa. È possibile immaginare percorsi diversi? È necessario un grande salto culturale con il contributo di ogni magistrato e di ogni avvocato. Si deve dialogare. Lo dobbiamo fare. La magistratura deve pretendere il riconoscimento dell’alto valore del proprio operato e della propria funzione. Non si deve chiudere. La politica non deve interferire sulla magistratura ma non si può ritenere che la funzione dei magistrati possa essere equiparata a chi è stato scelto dai cittadini”. Al vicepresidente Pinelli, il procuratore Musti ha donato una monografia dell’artista Francesco Savatta, che svolge funzioni in procura.

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