Pontile sbarcatoio, presunte omissioni per la messa in sicurezza: in aula altri testimoni

 
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L'accesso al pontile sbarcatoio

Gela. Due militari della capitaneria di porto e un agente della municipale sono stati sentiti, questa mattina, davanti al giudice Fabrizio Giannola. Sono stati chiamati a testimoniare nel procedimento avviato per presunte omissioni rispetto ad interventi di messa in sicurezza del pontile sbarcatoio, che in base alle contestazioni non ci sarebbero stati. Ne rispondono gli ex dirigenti comunali Giovanni Costa ed Emanuele Tuccio (entrambi in pensione) e i funzionari Santi Nicoletti e Raffaella Galanti. Gli imputati, in periodi differenti, secondo i pm si occuparono della vicenda del pontile, che negli anni successivi ha ceduto vistosamente, con crolli che hanno fatto partire altre indagini. I militari della capitaneria di porto hanno confermato che il pontile, di proprietà demaniale, era stato affidato all’ente comunale. “C’erano delle prescrizioni da osservare”, è stato riferito. Non è chiaro però quali fossero gli adempimenti e a carico di quale ente. Per i difensori degli imputati, non ci fu alcuna omissione. Il periodo preso in esame è quello ricompreso tra il 2014 e il 2018 (che fu gravato da un sequestro). Inizialmente, c’era l’ipotesi di un punto per la partenza e l’approdo degli aliscafi con rotta Malta. In fase di indagine, dirigenti e funzionari comunali diedero spiegazioni anche per il tramite di documentazione tecnica.

I difensori, gli avvocati Giacomo Ventura, Feliciana Ponzio e Rita Calò, hanno nuovamente fatto leva sulla competenza nel periodo di riferimento e sull’effettiva disponibilità della struttura. Non ci sarebbero riscontri di presunte violazioni. Nel corso delle testimonianze, sono stati citati alcuni interventi finalizzati ad impedire l’accesso o comunque il passaggio. La difesa ha richiamato inoltre “un collaudo statico condotto dalla Regione nel 2014”.

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