“Progetto Greco? Ormai ibrido e isolato”, Di Stefano: “Diano risposte su Sinapsi e Macchitella Lab”

 
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Terenziano Di Stefano

Gela. Dagli “obiettori di coscienza” che hanno “isolato il sindaco” cercando di indirizzarne le scelte prende ancora una volta le distanze l’ex vice di Greco, il civico Terenziano Di Stefano. La scorsa settimana, nel corso del dibattito in aula sul polo tecnologico Sinapsi, il capogruppo di “Un’Altra Gela” Giuseppe Morselli ha richiamato le accuse giunte da chi fino a pochi mesi fa era ancora nel progetto del sindaco, riferendosi proprio ai civici di “Una Buona Idea”. Di Stefano non intende far passare sotto silenzio le strategie politiche che ritiene stanno portando a svuotare per intero il progetto iniziale, fondato dal suo gruppo politico. “Prima di elevarsi a moralizzatori della politica, dovremmo essere certi che le nostre azioni non sconfessino il ricorso alla richiesta di esami coscienza che gli altri ci invitano a fare. Proprio questi improvvisati moralizzatori dovrebbero impegnarsi seriamente a fare un’analisi della realtà. Nel mio personale esame di coscienza – dice Di Stefano –  lo dico per tranquillizzare il consigliere che da qualche tempo noto non riesce ad esimersi dall’impulso incontrollato di nominarmi,  ho costruito un progetto civico e ho lasciato l’amministrazione non appena mi sono reso conto che era diventato un contenitore ibrido e tutt’altro che civico. Sarebbe stato paradossale che proprio io che lo avevo costruito diventassi complice della distruzione. Non posso neanche dire di avere abbandonato il progetto, poiché è storia quel che è successo. Hanno messo da parte il progetto per finalità ancora sconosciute. Al suo posto, c’era e c’è ancora un agglomerato di costanti fibrillazioni e fuga di assessori, dirigenti e dipendenti che, di certo, non consentono la possibilità di lavorare e programmare questa città come ci si aspettava”.

Di Stefano ritorna anche sul polo tecnologico, per il quale conferma la necessità di una procedura più lineare, ma anche sull’investimento Macchitella Lab, strutturato sulle compensazioni Eni. “Il progetto Sinapsi, che vede il coinvolgimento di partner di eccellenza e che rappresenta la possibilità, per la città, di dotarsi di un polo tecnologico, merita l’attenzione della politica tutta ma l’attenzione non ci esime, però, proprio per l’importanza del  progetto dal ricorrere alle procedure corrette né esime la politica dal mettere i consiglieri comunali nelle condizioni di conoscere cosa, tecnicamente, stiano  votando e non mi pare che ai quesiti posti si sia data risposta – continua – non meno attenzione merita di certo Macchitella Lab, peraltro progetto connesso concettualmente proprio a Sinapsi. Macchitella Lab, anzi, se vogliamo, è il presupposto di Sinapsi ma su questo progetto che prevede l’apertura dell’università in città, con gli stessi soggetti partner di Sinapsi, tutto tace. Eppure i lavori di riqualificazione dell’immobile a Macchitella sono stati ultimati da molto tempo. È a cose così che la politica dovrebbe interessarsi senza scomodare gli esami di coscienza ma partendo dalla propria coscienza. È su cose così che si determina la vicinanza alle istanze della città. È rispondendo ai consiglieri in aula, sui quesiti tecnici di Sinapsi, ed è rispondendo agli studenti che non hanno ancora potuto fare alcuna iscrizione all’università a Macchitella Lab. Ancora,  è evitando che la Kore, che utilizzava lo Youth Center nell’attesa dell’apertura di Macchitella Lab, praticamente scappi nel silenzio assordante della politica, e si trasferisca in una stanza a Palazzo Pignatelli. Il tutto, mentre la politica non muove un dito”. L’ex vicesindaco ritorna sul fallimento politico dell’alleanza pro-Greco. “L’invito ad un esame di coscienza proviene da chi, negli ultimi anni, ha tentato di indirizzare le scelte politiche del sindaco, finendo di fatto per isolarlo e giustamente qual’è la cosa più semplice? Scaricare le colpe sugli altri. Osservando la realtà, direi che la richiesta proviene da un obiettore di coscienza politico – conclude – che perdura nel rifiuto di ottemperare al suo dovere che in politica coincide con il costruire e certo non con il distruggere”.

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