“Progetto sui rifiuti non è un termovalorizzatore”, manager in municipio: “Nessun impatto”

 
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Gela. Il maxi progetto da oltre 640 milioni di euro, annunciato dal presidente della Regione Nello Musumeci, non è un termovalorizzatore. Sono stati chiari, questa mattina, i manager di MyRechemical e Asja, gruppi del settore che hanno presentato il progetto e che sarà messo in gara. Il governatore siciliano, quindi, avrebbe usato una definizione impropria. Quella che questa mattina è stata descritta in presenza del sindaco Lucio Greco e degli assessori è una “tecnologia pulita”. L’impianto sarà concentrato sul waste to chemical, con la produzione di idrogeno per i biocarburanti. “Non ci saranno combustione dei rifiuti ed emissioni impattanti”, hanno spiegato i manager. In municipio, si è tenuto un primo incontro. C’era l’ingegnere Giacomo Rispoli, ex manager Eni e ora ai vertici del gruppo che intende finalizzare l’investimento. È stata individuata un’area di circa dieci ettari, all’interno dell’area del complesso Eni, in contrada Piana del Signore. “La tecnologia del distretto circolare di NextChem (Gruppo Maire Tecnimont) sviluppata dalla controllata MyRechemical, prevede un sistema per la conversione chimica, mediante un processo di ossidazione parziale, delle molecole di idrogeno e di carbonio contenute negli scarti dei rifiuti, in un gas di sintesi detto syngas, che è un prodotto chimico particolarmente pregiato. Nel processo di conversione chimica il syngas viene purificato prima di essere avviato ai catalizzatori per la produzione di metanolo. I limiti ammessi per i catalizzatori sono molto vincolanti e impongono un controllo in continuo dell’efficienza della purificazione. Dalla ricombinazione del syngas, dopo il processo di purificazione, si ottiene metanolo e idrogeno. Il metanolo trova largo utilizzo sia come solvente che come reagente. La stessa sostanza può essere utilizzata sia come carburante che come vettore energetico o come base per la produzione di nuovi polimeri. Inoltre, il metanolo può essere utilizzato nell’industria del mobile per la produzione di formaldeide, da questo laminati, truciolato e resine. Il metanolo trova crescente uso nella decarbonizzazione dei trasporti marittimi in sostituzione del gasolio bunker, nei porti più attenti alla transizione energetica si stanno predisponendo sistemi di stoccaggio e rifornimento ai natanti di metanolo rinnovabile. Il processo produce anche un residuo vetrificato da frazione inerte (derivante da tracce di sabbia, metalli eventualmente presenti nei materiali trattati) che può essere recuperato e che rappresenta il 16,6 per cento del rifiuto in ingresso.  Progetti di ricerca recenti, commissionati da NextChem all’Università di Modena e Reggio Emilia, hanno confermato la natura vetrosa ed inerte del residuo di ossidazione. Le sostanze minerali (come il calcio) e metalliche (come il ferro) presenti nel rifiuto, abbandonano immediatamente il ciclo di conversione e vengono immobilizzate sotto forma di granulato inerte. Questo granulato, sottoposto a varie prove meccaniche e termiche di laboratorio, si è dimostrato idoneo ad essere impiegato come ingrediente per cemento , per abrasivi, per laterizi e per pavimentazioni in gres. La ricerca ha anche evidenziato che il granulato vetrificato, a contatto con ambienti aggressivi acidi o alcalini, conserva il suo stato di inerte e non rilascia sostanze lesive per l’ambiente. La valorizzazione del residuo inerte quale materia prima seconda nel campo edile-civile è un ulteriore aspetto di economia circolare insito nel modello stesso del Distretto Circolare Verde di NextChem. L’impianto Waste to Methanol per Gela è progettato per una capacità produttiva di circa 185.000 ton/anno di metanolo, generate dalla conversione chimica di 400.000 ton/anno di rifiuto (un mix di Plasmix e Fs-Css o rifiuti non pericolosi equivalenti)”, si legge in una nota.

I dati vengono precisati dalle aziende. “L’impianto di Gela produrrà  anche circa 3.000 ton/anno di idrogeno circolare, funzionali a una flotta di autobus alimentati a idrogeno e ad una significativa flotta di treni regionali diesel, convertiti ad alimentazione a idrogeno. L’impianto consente di ridurre decisamente le emissioni di anidride carbonica. La CO2 in uscita e’ quasi pura e può essere liquefatta e messa a disposizione di floricoltori e agricoltori per la concimazione carbonica del terreno”, riporta ancora la nota. Sul fronte occupazionale, i manager hanno indicato almeno duecento operatori nel diretto, oltre all’indotto. “Una piccola bioraffineria nella bioraffineria di Eni”, questa è l’intenzione. Greco ha confermato che ci saranno altri incontri di approfondimento e i manager hanno già dato disponibilità a partecipare al consiglio comunale che dovrebbe tenersi proprio sul tema dell’investimento sui rifiuti. “È un primo passo, un segnale positivo – ha detto l’avvocato – come abbiamo spiegato non siamo per un no a priori ma siamo sicuramente contrari a qualsiasi imposizione o a decisioni imposte senza concertazione. La priorità dell’amministrazione è la tutela dell’ambiente e della salute e valuteremo anche le ricadute economiche”. Si è già strutturato un fronte, anche politico, contrario ad impianti per il trattamento dei rifiuti, in una città che rientra tra i siti ad alta incidenza di rischio ambientale per la presenza dell’industria.

5 Commenti

  1. Gela e il nuovo turismo dell’ immondizia, Gas, olio fritto, petrolio non lavorato.

    Ma finitela le auto si inquinano, figuriamoci un impianto industriale che tratta queste materie prime.

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