Reperti archeologici piazzati in Italia e all’estero, cinque indagati non rispondono al giudice

 
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Gela. Hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice delle indagini preliminari Veronica Vaccaro. Via agli interrogatori. Cinque indagati nel blitz “Agorà” si sono presentati davanti al magistrato per l’interrogatorio di garanzia. A fare scena muta, all’interno del carcere di Balate, sono stati Simone Di Simone e Salvatore Cassisi, difesi dagli avvocati Maurizio Scicolone e Ivan Bellanti. A palazzo di giustizia, invece, si sono presentati Vincenzo Cassisi, Nicola Santo Martines e Mihaela Ionita. I tre, difesi a loro volta dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Maurizio Scicolone, hanno deciso di non rispondere al giudice Vaccaro. Sono tutti accusati, al termine dell’inchiesta condotta dai magistrati della procura e dai finanzieri dell’aliquota, di aver fatto parte di un presunto gruppo impegnato nel traffico di reperti archeologici, prelevati soprattutto nelle zone del ragusano e del catanese. In totale, sono dodici i destinatari di provvedimenti cautelari. Stando ai magistrati, proprio Simone Di Simone e Orazio Pellegrino sarebbero stati gli organizzatori del giro. Entrambi finirono, già negli scorsi anni, al centro dell’inchiesta “Ghelas”.

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