“Rispettiamo Di Stefano, cosa faremo? Deciderà il partito”, Arancio: “Crediamo nella coalizione”

 
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Il commissario del Pd Giuseppe Arancio

Gela. Il civico Terenziano Di Stefano, ieri, ha ottenuto l’assenso dell’agorà politica. E’ lui il candidato a sindaco, individuato dopo alcuni mesi di confronti e verifiche. Una conclusione che ha generato da subito più di qualche effetto collaterale, dato che il gruppo dell’ex parlamentare Ars Miguel Donegani ma anche i moderati hanno deciso di non muoversi lungo la direttrice dettata dagli altri potenziali alleati. Di Stefano, in giornata, ha fatto intendere che vuole costruire anche insieme a chi ha fatto un passo indietro. Un “campo largo” per dare una nuova prospettiva amministrativa alla città. L’ex vicesindaco ha sicuramente il sostegno dei grillini, del progetto civico, di Sud chiama nord, dell’imprenditore Maurizio Melfa, del partito comunista e probabilmente a breve di Azione. Un punto interrogativo invece si staglia alle spalle del simbolo del Pd. I democratici non si sono ufficialmente espressi. “Lasciamo decantare le acque – dice il commissario Giuseppe Arancio che insieme ai suoi vice ha partecipato al cammino dell’agorà – rispettiamo il nome di Di Stefano così come siamo consapevoli che tutti quelli in lizza erano di valore e con una storia importante. Pensavamo che la sintesi potesse assicurare la compattezza della coalizione, così non è stato. Cosa faremo? Noi siamo un partito. Ci confronteremo per valutare. Non me la sono sentita di decidere per tutti. Non sarebbe stato giusto. Come dice Giuseppe Fava va garantita la condivisione delle scelte”. Probabilmente, nei prossimi giorni i dem si riuniranno o comunque ci saranno “ulteriori passaggi interni”. “Abbiamo chiesto una settimana – aggiunge Arancio – avevamo insistito per le primarie, come strumento per una scelta condivisa. Abbiamo preso atto che non è stata una soluzione accolta. A questo punto, ogni decisione però diventa opinabile. Un sondaggio, condotto da un istituto serio, avrebbe permesso di arrivare a conclusioni più attinenti alla volontà della cittadinanza”. Arancio però non sembra affatto militare tra le fila di chi vuole recidere definitivamente il filo conduttore con l’agorà.

“Il Pd non può limitarsi a sottostare alle decisioni di chi esce – continua – uno spezzatino significa sconfitta certa. Il centrodestra, seppur tra i tanti problemi che si manifestano all’interno, ha sempre la capacità di compattarsi a ridosso delle elezioni. Invece, vogliamo rimanere nell’alleanza. E’ importante il perimetro. Penso ci siano le condizioni per riallacciare. L’onorevole Di Paola, per me, deve pensare anche a questo. Ha il dovere di non rinunciare ad un’alleanza compatta, con tutte le anime dell’agorà. Sarebbe un peccato per Di Stefano correre alle amministrative ma senza un pezzo della coalizione. Dobbiamo ripartire dal fatto che c’è un candidato. Noi siamo convinti del valore della coalizione. Andare da soli non va bene per nessuno”. I dem dovranno scegliere se ritenersi ormai esautorati dal contesto dell’agorà, ora guidata da Di Stefano, oppure se rilanciare il modello sardo, sostenendo il candidato sul quale già puntano i grillini del Movimento cinquestelle e non solo.

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