Rivelazione shock di Miceli. “La mafia voleva ammazzarmi, ma scelse Giordano perchè io ero blindato”

 
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Gela. Ha dovuto cambiare identità, lasciare Gela e ricominciare una nuova vita lontano da Gela.

Dalla Sicilia. Nino Miceli è tornato nella sua terra. Per lo Stato è morto il 10 maggio del 1996. Da quella data c’è un altro nome scritto sulla sua carta di identità. L’aver avuto il coraggio di fare arrestare i suoi aguzzini ha portato queste conseguenze.

E’ tornato a parlare il signor Miceli, ex  concessionario di auto che nel bel mezzo della guerra di mafia ed alla  fine degli anni Novanta si trovò davanti ad un bivio: pagare o denunciare. Scelse la strada all’epoca più complicata della denuncia.

Cominciarono i roghi, le minacce, la paura ma anche la resistenza, la lotta. Quella di un uomo contro la mafia.
E Miceli non è tornato a Gela. Lo ha intervistato in una località segreta Giuseppe D’Onchia nella trasmissione “Dieci domande dieci”, in onda stasera su Canale 10.

E nel corso dell’intervista una rivelazione shock. “La mafia voleva ammazzare me – racconta – avevano già deciso come fare. Un amico doveva portarmi a cena, poi mi avrebbero ucciso e seppellito. C’era la fossa pronta. Il progetto di morte sfumò perché avevo la scorta e l’auto blindata. E scelsero Gaetano Giordano che invece non aveva tutela”. 

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