“Sfiducia a Messinese fu politica”, Cirignotta: “Non solo rifiuti, era senza maggioranza”

 
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Vincenzo Cirignotta

Gela. “La sfiducia all’allora sindaco Domenico Messinese fu prettamente politica. Non è vero che si fondò solo sulla questione dei rifiuti e dei debiti. C’erano ben dodici punti elencati nella mozione. Quell’amministrazione comunale, che perse subito l’appoggio del Movimento cinquestelle, non riuscì mai ad avere neppure una maggioranza semplice, di dodici consiglieri”. Vincenzo Cirignotta, tre anni fa, sostenne la sfiducia all’ex grillino e in più occasioni intervenne sui numeri del servizio rifiuti. “In quel periodo, si era già consolidata l’opinione, di una larga parte dell’assise civica, che il servizio rifiuti non assicurava una vera pulizia della città. Anche con i servizi aggiuntivi – dice Cirignotta – la città rimaneva comunque sporca. Ci chiedevamo dove finissero i soldi che venivano spesi. Chiaramente, è un quesito che non tocca a me risolvere. Chi ha votato la sfiducia, sapeva benissimo che ci sarebbe stato un passaggio commissariale, che fortunatamente è durato poco”. Il tema è ritornato al centro di tante valutazioni politiche e Cirignotta non rinnega la scelta di sfiduciare Messinese. “Non si poteva andare avanti con un continuo scontro – aggiunge – il sindaco, senza una maggioranza, non aveva alcuna certezza amministrativa. Non a caso, un ampio gruppo di consiglieri, in maniera responsabile, scelse di mettere fine a quella esperienza, approvando la sfiducia. Nel testo, si parlava di elevata conflittualità tra l’organo amministrativo e quello politico. Proseguire avrebbe significato generare ulteriori danni alla città”. L’ex consigliere comunale, che ha avuto un lungo trascorso tra i banchi dell’assise civica, non condivide l’opinione di chi continua a dichiarare che prima della sfiducia sarebbe stato necessario votare gli atti finanziari, anche nell’ottica del successivo commissariamento.

“E’ una linea che non condivido per nulla – aggiunge Cirignotta – c’era un’ampia parte del consiglio comunale, che ormai da tempo non condivideva la linea amministrativa di quella giunta. Perché avremmo dovuto votare atti di un’amministrazione, che non aveva un consenso politico? I consiglieri comunali fanno politica e doveva essere quella giunta a prendere atto di non avere più i numeri, facendo un passo indietro, cosa che invece non accadde. Non mi pare che ci sia una norma che obbliga un consigliere comunale a votare determinati atti”. Cirignotta, che anche per l’attività professionale svolta più volte fece parte della commissione consiliare bilancio, solleva dubbi su eventuali rischi di un danno erariale. “Un danno erariale si sarebbe potuto determinare se le somme in più, spese per il servizio rifiuti, fossero state spalmate nei bilanci – dice ancora – ci furono però dei pareri della Corte dei Conti. Veniva spiegato che bisognava rifarsi ai costi dell’ultimo piano economico finanziario, approvato dal consiglio comunale, cioè quello del 2014. L’errore sulle cifre di quel pef l’ha ammesso anche il dirigente”. Le recenti deliberazioni della Corte dei Conti regionale, che toccano anche il capitolo rifiuti, hanno riaperto pagine, politiche e amministrative, che probabilmente verranno ancora riviste.

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