Spari in via Niscemi, in aula testimoni: l’auto e il minore individuato da un particolare

 
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Gli agenti di polizia in via Niscemi dopo gli spari

Gela. Colpi di pistola esplosi in pieno giorno e in un tratto assai frequentato, quello di via Niscemi, a ridosso dello stadio comunale. Le accuse hanno portato a processo un minore. Il giudizio nei sui confronti è stato aperto e oggi sono stati ascoltati i primi testimoni, davanti ai giudici del tribunale minorile di Caltanissetta. Per l’accusa, oltre a ferire almeno due persone, seppur in maniera non grave, avrebbe agito “con metodo mafioso”. Contestazioni pesanti che sono state formalizzate a seguito di un’indagine protrattasi nel tempo. I fatti risalgono allo scorso anno. In base a quanto emerso dalle testimonianze rese da alcuni investigatori, sentiti nel corso dell’udienza, si riuscì ad individuare il giovane da un particolare. Alcune immagini di videosorveglianza infatti fecero emergere una fasciatura rigida ad una mano. I video analizzati non hanno consentito di accertare con sicurezza la sua identità. Dai riscontri effettuati, anche in ospedale, è stato delineato il nesso tra chi ha sparato e il minore. L’imputato, assistito dall’avvocato Davide Limoncello, nonostante la giovane età ha già diversi precedenti ed è stato coinvolto in più indagini. E’ attualmente ristretto. I testimoni inoltre hanno riferito su aspetti più tecnici relativi a quanto venne accertato sul posto. Pare che gli spari partirono dall’abitacolo di una Fiat Panda. Fu quasi subito accertata l’identità di chi guidava, un maggiorenne.

Per lui, si va verso un rito alternativo (il procedimento è di competenza della procura di Gela e non gli viene addebitata la contestazione mafiosa). Il maggiorenne è difeso dal legale Salvo Macrì. Nel giudizio per il minore, invece, saranno sentiti altri testimoni. Entrambi i coinvolti ammisero i fatti, seppur con posizioni differenti.

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