“Stella cadente”, in Cassazione confermate condanne: per cinque imputati cade associazione

 
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Gela. Ieri, davanti ai giudici di Cassazione, la procura generale ha chiesto la conferma di tutte le condanne emesse nei confronti degli imputati, accusati di essere vicini alla stidda riorganizzata dal boss Bruno Di Giacomo. I giudici capitolini hanno mantenuto quasi del tutto invariato l’apporto accusatorio rispetto allo posizione di Di Giacomo, disponendo l’annullamento senza rinvio solo per un aggravante che gli veniva addebitata. Per il resto, il ricorso della difesa non è stato accolto. Di Giacomo, nei cui confronti erano concentrate le accuse più pesanti confluite nell’inchiesta “Stella cadente”, era stato condannato a vent’anni di detenzione dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Decisione impugnata dal difensore, l’avvocato Francesco Enia, che nel suo ricorso ha posto una serie di elementi per cercare di rivedere drasticamente il precedente verdetto. L’annullamento senza rinvio è stato deciso anche rispetto alla posizione di Giuseppe Alessandro Antonuccio, per la stessa aggravante posta a Di Giacomo. Annullamento con rinvio, per la rideterminazione della pena, invece solo rispetto ad una fattispecie legata alle armi. Antonuccio, in appello, era stato condannato a nove anni e sei mesi di detenzione. Per il resto, il ricorso non è stato accolto. Un’ulteriore aggravante è stata annullata senza rinvio per un altro imputato, Luigi D’Antoni. In appello, la condanna è stata a due anni e quattro mesi di detenzione. I giudici capitolini, invece, hanno deciso l’annullamento senza rinvio per l’accusa di associazione mafiosa, “per non aver commesso il fatto”, sulle posizioni di Giuseppe Giaquinta (con pena ridotta a sei anni e un mese di detenzione), Emanuele Lauretta (condanna ridotta ad undici anni e dieci mesi), Gianluca Parisi (riduzione ad otto anni e dieci mesi), Andrea Romano (pena ridotta ad otto anni e dieci mesi) e Filippo Scerra (pena ridotta ad otto anni e dieci mesi). Per il resto, c’è stato il rigetto. Non sono stati accolti infine i ricorsi proposti nell’interesse di Giuseppe Antonuccio (in appello condannato a cinque anni e undici mesi), Gaetano Marino (in appello tredici anni e otto mesi), Alessandro Scilio (in secondo grado quattordici anni di detenzione) e Gaetano Simone (in appello cinque anni e undici mesi). Erano accusati di aver fatto parte del gruppo della droga, capace di gestire lo spaccio per conto del gruppo stiddaro.

Nel procedimento, sono parti civili il Comune di Gela (con l’avvocato Ornella Crapanzano), la Cgil (con il legale Rosario Giordano), la Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), l’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e Rocco Di Giacomo, assolto nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. I giudici di Cassazione hanno imposto il pagamento delle spese processuali sostenute dalle stesse parti civili. Gli imputati, che avevano scelto il rito abbreviato, sono rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Laura Caci, Rocco Guarnaccia, Roberta Castorina, Luca Cianferoni e Rocco Di Dio. Altri coinvolti sono davanti ai giudici in ulteriori filoni processuali.

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