“Trattamento inumano” in carcere, l’ex baby stiddaro ha fatto ricorso: il suo caso va rivisto

 
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Gela. “Trattamento inumano e degradante”, durante i lunghissimi anni di detenzione. Il caso dell’ex baby killer Salvatore Casano dovrà essere rivisto dai giudici del tribunale di sorveglianza di Sassari, che avevano respinto le sue richieste, volte invece ad ottenere il riconoscimento della violazione di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La decisione arriva dai giudici romani della Corte di Cassazione, ai quali si è rivolto proprio Casano, attualmente detenuto nel carcere di Oristano, in Sardegna. L’ex killer della stidda, oggi quarantunenne, aveva chiesto ai giudici di Sassari di rivedere un precedente verdetto, emesso invece dal magistrato di sorveglianza di Nuoro, che aveva già in gran parte respinto le sue richieste (una riduzione di pena o l’eventuale risarcimento economico), legate alla presunta detenzione “inumana e degradante” subita nel corso degli anni, in diversi penitenziari della penisola.

“Trattamento inumano”. I giudici di Sassari, stando al verdetto dei magistrati di Cassazione, non avrebbero preso in esame diversi periodi di detenzione, indicati invece nei ricorsi. Non avrebbero effettuato le necessarie verifiche. “La genericità dei riferimenti dell’ordinanza, astratta nella stessa indicazione dei criteri di valutazione adottati circa le condizioni detentive patite dal ricorrente – si legge nella sentenza – non rende suscettibile di concreta verifica la valutazione svolta, che, secondo ribaditi principi deve procedere, effettuando il computo dello spazio minimo individuale, fruibile per ciascun occupante una cella collettiva, mediante detrazione dalla superficie della camera detentiva dell’area destinata ai servizi igienici e dello spazio occupato dagli arredi fissi e dal letto, e apprezzando, inoltre, qualora dovesse risultare la disponibilità di un’area di estensione inferiore all’indicato spazio, le altre condizioni in cui si è svolta la detenzione ed eventuali parametri compensativi, come la permanenza all’esterno della cella e la sua protrazione oraria”. Così, i giudici romani hanno emesso un verdetto di annullamento e la vicenda di Casano dovrà essere rivista proprio dal tribunale di sorveglianza di Sassari.

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