Ex dipendente di banca strozzato da prestiti ad usura, parla un collega

 
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Gela. “Lo assisteva sindacalmente. Gli garantiva un sostegno nelle richieste da avanzare ai responsabili di banca per finanziamenti o anticipazioni del tfr. Di Mattia svolgeva attività sindacale”. Un dipendente della filiale locale di Unicredit ha descritto, in aula, davanti al collegio penale del tribunale, i rapporti tra Gaetano Di Mattia, a processo con l’accusa di usura, e un altro ex dipendente della stessa filiale, che sarebbe finito in un giro di prestiti a strozzo. L’uomo, successivamente deceduto, alla fine decise di denunciare. Per gli stessi fatti, c’è già una condanna, confermata anche dalla Corte di Cassazione, quella a Roberto Di Mattia, fratello dell’imputato. La difesa di Gaetano Di Mattia, invece, ha sempre messo in dubbio che sapesse dei prestiti concessi dal fratello al collega. Per i pm della procura e per i legali di parte civile, gli avvocati Giacomo Ventura e Maria Elena Ventura, invece, i due fratelli avrebbero prestato il denaro per poi pretenderne la restituzione con tassi usurai.

I presunti prestiti. “Il collega che veniva assistito da Di Mattia aveva molti problemi – ha detto il testimone rispondendo alle domande delle parti – dopo un’indagine interna legata ad ammanchi di denaro venne licenziato”. La linea difensiva, sostenuta dall’avvocato Francesco Enia, mira proprio a dimostrare che gli unici rapporti tra l’imputato e il collega erano legati alle consulenze sindacali, escludendo eventuali prestiti a strozzo. La vittima, denunciando i fatti, ammise anche di aver subito un’aggressione, nella propria abitazione, e davanti all’allora compagna. A colpirlo sarebbe stato Roberto Di Mattia. I pm della procura e i legali di parte civile sono convinti che a garantire i prestiti ad usura, materialmente concessi da Roberto Di Mattia, sarebbe stato il fratello Gaetano. In aula, si tornerà ad aprile e verrà valutato il contenuto di una delle intercettazioni effettuate nel corso delle indagini. I legali di parte civile hanno prodotto proprio la sentenza di Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione imposta a Roberto Di Mattia. La difesa, già nel corso delle precedenti udienza, ha presentato documentazione a supporto dell’imputato.

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