Via Caltaqua e servizio idrico pubblico, Legambiente: “Si è pensato al dopo?”

 
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Cigna e Legambiente temono che il caso Caltaqua si trasformi in semplice slogan politico

Gela. I prossimi mesi potrebbero essere decisivi rispetto al futuro del servizio idrico integrato. Quattro componenti della commissione tecnica, compreso il sindaco Lucio Greco, hanno votato a favore dello scioglimento anticipato del contratto che lega i Comuni dell’Ato a Caltaqua. Gli atti sono stati trasmessi alla Regione e la prossima settimana dovrebbe essere costituita l’Assemblea territoriale idrica, nonostante i ritardi di anni. Da Legambiente, però, arrivano delle riserve, forse inattese. Ivo Cigna, presidente provinciale, solleva diversi dubbi sulle procedure adottate, ma soprattutto sull’eventuale soluzione alternativa all’attuale gestione privata. “La gestione del procedimento lascia spazio ad innumerevoli perplessità. La prima è la validità amministrativa del pronunciamento della commissione tecnica. Il Commissario dell’Ato Cl6, Rosalba Panvini, si è espressa, unitamente al Sindaco di Villalba, Alessandro Plumeri, sulla insussistenza in fatto ed in diritto delle motivazioni della risoluzione contrattuale nei confronti del gestore Acque di Caltanissetta Spa, avanzata da quattro dei sette componenti. L’articolo 12 si riferisce alla “commissione tecnica” istituita, considerando la stessa un organo terzo ed indipendente, le cui valutazioni avrebbero dovuto essere scevre da orientamenti politici e condizionamenti esterni – dice – il giudizio della commissione avrebbe invece dovuto collegialmente, se concretamente accertate, valutare le motivazioni tecniche da porre in essere a base di un’eventuale proposta di rescissione. Questa proposta, sussistendone i presupposti, avrebbe dovuto essere formulata nelle forme dell’atto amministrativo e non come mera espressione di giudizio politico individuale dei singoli componenti, come invece è avvenuto”. Non sarebbero stati valutati diversi aspetti successivi all’eventuale scioglimento del contratto. “Se pur rispettabile, la connotazione squisitamente politica assunta dalla commissione ha fatto bene al dichiarato e corretto obiettivo della gestione pubblica dell’acqua? – si chiede Cigna – la commissione ha espletato tutte le necessarie azioni tecniche cui era preposta per fare chiarezza su un tema di tale delicatezza o è stata solo un’altra occasione di dibattito politico? La Commissione ha valutato i possibili danni, reputazionali, economici e finanziari, conseguenti ad un prevalente contraddittorio politico-comunicativo con l’attuale sistema di gestione del servizio idrico integrato?”.

Già negli scorsi giorni, le segreterie sindacali di Filctem, Femca e Uiltec hanno chiesto la tutela dei lavoratori e chiarezza sull’alternativa a Caltaqua. Da questo punto di vista, anche i rappresentanti di Legambiente non sembrano convinti. “Solo sette sindaci su ventidue avrebbero manifestato possibili criticità nella gestione del servizio da parte dell’attuale gestore. Non c’è nessuna previsione sugli scenari dell’inevitabile fase di transizione che conseguirebbe ad una rescissione del contratto. Come e da chi verrebbero impiegati i finanziamenti? Che fine farebbero le decine di progetti, acquedotti, impianti di depurazione e sistemi di sollevamento, predisposti dall’attuale gestore e in attesa di approvazione? – continua – come si intendono garantire gli odierni livelli occupazionali in un ambito territoriale già afflitto da una grave crisi economica?“. Da Legambiente fanno sapere che senza soluzioni dettagliate si potrebbe rischiare una piccola Ilva, anche occupazionale. “A nostro parere questa operazione potrebbe risultare un boomerang, ispirata da una classe politica vocata prevalentemente agli slogan. Speriamo di sbagliarci. In ultimo facciamo rilevare che ad oggi non abbiamo registrato interventi politici per la richiesta di rescissione o revisione della convenzione con il gestore privato sovrambito Siciliacque, che vende l’acqua al gestore locale a circa 69 centesimo al metro cubo, la tariffa più alta in Sicilia – conclude Cigna – acqua che arriva ai nostri serbatoi non di rado torbida e talvolta ricca di trialometani. Forse, sarebbe opportuno richiedere a gran forza anche alla Regione Sicilia la calmierizzazione e la perequazione di questo costo e la rescissione del contratto, stipulato per cento anni. Oltre alla risposte ci aspettiamo prudenza da politici e amministratori che dovranno gestire la delicata vertenza, che senza nulla scontare a nessuno,dovrà tutelare in primis l’interesse collettivo, scongiurando, nelle dovute proporzioni, l’insorgere di un’Ilva locale, con gravi ripercussioni sulla sostenibilità sociale ed ambientale del servizio”. Dopo la conclusione dei lavori della commissione tecnica e con il malumore che in città è sempre più forte, alimentato dalle bollette “d’oro”, ogni mossa istituzionale potrebbe diventare determinante.

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