Auto operaio finì in mare, perse la vita: in aula poliziotti, “aveva la cintura di sicurezza”

 
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L'auto dell'operaio finì in mare

Gela. I poliziotti che intervennero nelle prime ore del mattino, dopo l’incidente stradale che costò la vita all’operaio Arcangelo Messana, non accertarono particolari anomalie. Oggi, in aula davanti al giudice Fabrizio Giannola, hanno spiegato di non aver avuto elementi per ricostruire la velocità della Fiat 600, che nei pressi del porto rifugio finì in mare, sfondando una delle ringhiere. “Le condizioni del manto stradale erano buone”, ha detto uno degli agenti. E’ stato riferito che fu subito sentito un testimone, presente al momento dell’incidente. Secondo i pm della procura, quel trattato di strada, sul quale insiste una rotatoria, non sarebbe stato messo in sicurezza, favorendo l’incidente mortale. Ne rispondono l’ex sindaco Domenico Messinese e il funzionario Raffaella Galanti. Sono difesi dai legali Venere Salafia e Rita Calò. La segnaletica stradale, ha confermato uno dei poliziotti intervenuti, risultò in regola, “anche se non sono un tecnico”, ha precisato l’agente. Secondo la dinamica ricostruita dai pm, la vettura andò contro un tratto del marciapiede, sfondando un parapetto “in tubolari”. Si infranse sugli scogli, per poi arrivare in mare. L’operaio, che lavorava nel servizio di raccolta rifiuti, morì sul colpo. I difensori degli imputati non escludono che lo schianto possa essere stato la conseguenza ultima di un malore.

Non venne effettuata l’autopsia. I familiari dell’operaio sono parti civili nel procedimento, assistiti dagli avvocati Filippo Bevilacqua, Arturo Barbarino, Mauro Lombardo, Nicoletta Cauchi e Floriana Trainito. Il Comune è responsabile civile (con il legale Gabriella Ganci). Secondo i familiari della vittima, potrebbero esserci state delle omissioni nella messa in sicurezza di quel tratto di strada. Un poliziotto della scientifica ha invece confermato che Messana “aveva la cintura di sicurezza”. Per le difese, non ci sarebbe alcun collegamento tra quell’incidente e presunte omissioni addebitate agli imputati. In aula, si tornerà a settembre.

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