Estorsioni nei cantieri per le villette, Cascino in appello: in primo grado sei anni al collaboratore

 
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Gela. Sei anni e cinque mesi di detenzione. La pena è stata inflitta al collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, accusato di estorsioni per le guardianie nei cantieri che anni fa vennero avviati in contrada Catania-Casciana. La difesa di Cascino ha impugnato la decisione del gup del tribunale di Caltanissetta, che risale a fine aprile. E’ stato fissato il giudizio di appello, che si terrà la prossima settimana. Secondo le accuse, in quei cantieri per la realizzazione di villette residenziali il gruppo del boss Peppe Alferi avrebbe imposto propri uomini per le guardianie. Chi non accettava rischiava danneggiamenti e ritorsioni. Le aziende che lavorarono alla costruzione del complesso edilizio dovevano sottostare. Diversi imprenditori taglieggiati hanno scelto di costituirsi parti civili, rappresentati dagli avvocati Nicoletta Cauchi, Joseph Donegani, Vittorio Giardino, Floriana Cacioppo e Carmelinda Anzalone. La difesa dell’imputato, in primo grado, optò per il rito abbreviato. Il legale che lo rappresenta, l’avvocato Francesco Provenzano, nel corso del giudizio ha tenuto a sottolineare la decisione di Cascino, che ormai da anni collabora con gli investigatori.

Secondo gli inquirenti, era lui il numero due del clan Alferi, dietro solo al boss Peppe Alferi, detenuto sotto regime di 41 bis. In base a quanto emerso nelle indagini, il gruppo sarebbe stato in grado di controllare anche l’intero mercato locale della vendita ambulante di angurie. La Corte d’appello valuterà il ricorso.

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