Inchiesta sulla “Eurograni”, le accuse a Barranco: imprenditore al riesame

 
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L'operazione è stata condotta dal sostituto procuratore Federica Scuderi e dai finanzieri

Gela. Si era già difeso, parlando per diverse ore davanti al gip del tribunale, subito dopo l’arresto, eseguito dai finanzieri, in un’inchiesta coordinata dai pm della procura. Questa mattina, i difensori dell’imprenditore cinquantunenne Massimo Barranco si sono rivolti ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta. L’imprenditore, già ai vertici della società “Eurograni”, è accusato di essere dietro al crack dell’azienda, che operava nel settore del brockeraggio internazionale dei grani. Secondo pm e finanzieri, avrebbe distratto fondi dalle casse dell’azienda, poi fallita, per trasferirli nel patrimonio di un’altra società, la “Mediterranea”. Per gli inquirenti, avrebbe agito solo per un arricchimento personale e per danneggiare la fase conclusiva delle procedure intanto attivate per la “Eurograni”. Secondo i legali che lo assistono, l’imprenditore non avrebbe mai violato le norme né sarebbe stato responsabile di condotte illecite. In base alle indagini, l’imprenditore avrebbe trovato piena disponibilità tra i professionisti che facevano parte del collegio dei revisori delle due aziende. Anche il liquidatore della “Eurograni” e l’amministratore della “Mediterannea” sarebbero stati a conoscenza di quello che stava accadendo.

Ai giudici del riesame, la difesa, sostenuta dagli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, si è rivolta per ottenere una profonda rivisitazione delle ragioni che hanno condotto all’arresto dell’imprenditore. Inizialmente sottoposto ai domiciliari, per Barranco subito dopo il blitz è stato disposto l’aggravamento della misura, con la detenzione in carcere. Anche le difese di altri professionisti coinvolti (non sottoposti a misure restrittive personali) si sono rivolti al riesame.

 

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