La Conchiglia, lo Stradivari dei mari

 
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Gela. L’avvocato Carlo Morselli, supportato da un gruppo di saggi (composto dal preside Luciano Vullo, dal prof Aldo Scibona e dal preside Filippo Collura) e in virtù della sua profonda conoscenza del Diritto ( è autore di pregevoli pubblicazioni), ha continuato a profondere le sue migliori energie per scongiurare la possibilità che accada  l’irreparabile perché, se malauguratamente venisse demolita, perderemmo irrevocabilmente e per sempre la Conchiglia, in quanto le Istituzioni non darebbero l’autorizzazione a ricostruirla. In questo momento, dunque, i due avverbi appena citati incombono come macigni sulla storia di Gela! La legge, talvolta, per essere fredda e imparziale non fa giustizia. Una legge che non preveda, in particolari casi, una deroga, è una legge senz’anima. Una legge, miope al punto da non avere riguardi persino  della bellezza, porta con sé qualcosa di storto dell’anima di chi l’ha pensata e redatta. Particolarmente quando si tratta di un capolavoro assoluto come lo è stata, e può tornare ad essere, La Conchiglia. Ma torniamo alle strategie operative. Moralmente lodevole, ma soprattutto strategicamente decisivo,  continua ad essere l’operato dell’ing. Leonardo Turturici il quale, nel silenzio del suo studio, non ha lesinato tempo e fatica per approntare, in tempi piuttosto brevi e incalzanti,  i calcoli, immortalandoli, peraltro, in una relazione sufficientemente circostanziata. Anche questa relazione è stata fatta recapitare, appena qualche giorno fa, a funzionari della Regione, a supporto della prima, già in loro possesso. Ci sono, dunque, tutte le condizioni tecniche e di immagine per far cambiare parere alla Regione. D’altronde, anche lo stesso avv. Morselli, appena alcuni giorni fa, ha messo sull’avviso la Regione perché faccia un atto di desistenza e vagli attentamente situazione. Abbiamo avuto di recente l’opportunità e il piacere di vedere alcune fotografie del Lido nel  momento del suo massimo splendore e ci pare incredibile che sia potuto andare incontro ad un così immotivato quanto scriteriato degrado. Il Comitato, così come la stragrande maggioranza della popolazione gelese, spera che le Autorità preposte alla valutazione e alla decisione se portare la Conchiglia alla morte o approntare le cure necessarie per ridarle una rinnovata vita, siano anche consapevoli del fatto che sarebbe insopportabilmente doloroso per la città rinunciare al suo simbolo più importante. Un simbolo nato magari con intenti puramente commerciali, ma che tuttavia ha portato con sé e in sé tanta bellezza da stupire la stessa città  e il mondo. Quanti occhi appassionati hanno visto l’acqua del mare riflettere, persino sotto i poderosi pilastri della Conchiglia, la magica luce della luna: un unicum come può esserlo solo uno Stradivari. E tante note essa ha sentito risuonare nel suo meraviglioso contenitore.

Dalla prima relazione dell’ing. Leonardo Turturuci abbiamo appreso che, tra gli altri,  vi hanno calcato il pavimento personaggi e artisti dai nomi altisonanti come Domenico Modugno, Gianni Morandi, Mina, i Pooh, Claudio Villa, Milva, Adriano Celentano, Peppino di Capri, i Nomadi e poi Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado, Gino Tortorella, (solo per citarne alcuni); per non parlare dei concorsi regionali di bellezza e canori. Nulla di simile aveva creato il mondo e nulla di simile è stato nemmeno scimmiottato nell’ultimo mezzo secolo. Parlavamo dei simboli. Per quanto di tante cose belle possa fregiarsi, che cosa sarebbe Parigi e la Francia senza la Torre Eiffel nonostante che al momento della sua costruzione, in occasione dell’esposizione universale, fosse andata incontro a critiche anche feroci? E Roma senza il suo Colosseo? E Barcellona senza la sua Sagrada Familia? I simboli si rivestono nel tempo di una sacralità che supera il contingente, che rimette ad una sfera superiore. Essi si radicano nel fondo delle nostre anime, ci appartengono, ci suscitano emozioni, orientano i nostri pensieri e le nostra azioni. Sciagurata è quella terra che minimizza il valore dei suoi simboli, che  li sbeffeggia, che può farne a meno. Ci ha chiamati la redazione del Giornale che ci ospita anche in questa occasione, per farci sapere che, in sole otto ore dalla pubblicazione dell’articolo di alcuni giorni fa, hanno preso visione oltre trentamila utenti. Ciò è avvenuto non perché chi scrive ha messo in campo le sue migliori qualità di affabulatore, ma perché l’argomento-Conchiglia è ancora fortemente sentito dalla gente. E’come se la gente si fosse svegliata di soprassalto dopo un lungo sonno durato decenni. Per non lasciare nulla di intentato e favorire l’iter che porta al sospirato traguardo, il Comitato ha incamerato la disponibilità di due importanti imprenditori (coinvolti, peraltro, emotivamente e di cui per ora è meglio tacere i nomi) i quali metterebbero sul piatto della bilancia somme piuttosto cospicue. Il fatto che non verrebbero intaccate le sue casse, alla Regione verrebbe facilitata di molto la decisione di concedere alla nostra città di riappropriarsi del suo prezioso manufatto. D’altronde, è già stato ampiamente sperimentato che quando l’imprenditoria illuminata si coniuga con l’arte e la bellezza, i risultati non possono che essere strabilianti. Sarebbe un sicuro veicolo per il tanto agognato turismo in una città che, peraltro,  di tanti altri tesori può gloriarsi. La conchiglia, rimessa a nuovo, costituirebbe un’irresistibile attrazione per i tanti forestieri che cercano la rarità e la bellezza. Conseguenza: un vertiginoso incremento del turismo a Gela. Quanto si potrebbe ancora dire della Conchiglia, una preziosa realizzazione adagiata e pure svettante su una spiaggia che non trova l’eguale in nessun posto della Sicilia. Tanto che il premio nobel per la letteratura, Salvatore Quasimodo, ha sentito il bisogno, per gratitudine, di comporre una lirica ad essa dedicata. E anche la scelta del nome non poteva essere più felice: forma e nome non potevano trovare miglior compimento. E allora cos’è una conchiglia, che si tratti di un’Acanthocardia (poeticamente detta anche cuore) o di una Clamys dalle orecchiette grandi, se non un involucro ornato da quasi due dozzine di suggestive coste radiali che ne accrescono la bellezza, ma soprattutto un messaggero investito del prestigioso compito di trasmetterci la voce lontana degli abissi marini? Voce non percepita con l’orecchio ma con mezzi non corporei in possesso solo dell’anima. E questo perché tutto ciò che viene dal mare porta sempre con sé anche qualcosa dalle dimensioni non misurabili che chiamiamo infinito. Ma l’infinito esiste solo per chi lo porta già nel cuore, così come noi portiamo nel cuore la Conchiglia.

3 Commenti

  1. C”era una volta la conchiglia una perla in mezzo al mare, ma oggi un rudere irrecuperabile, in quanto trascurata per diversi decenni. Mi chiedo dove erano gli attuali amanti storici della conchiglia che per diversi anni era in agonia. Il posto dove si trova deve essere bonificato dal cemento rudere formato. La prima parte della conchiglia crollata anni addietro, trovasi ancora depositata sotto la sabbia a mo di macerie. Quindi concludendo e” troppo tardi e meglio bonificare quel tratto di spiaggia.

  2. Chi non vorrebbe il rinascere della conchiglia, sicuramente non con risorse comunali, a mio modestissimo parere bisognerebbe trovare una società a convenzione a lunga scadenza gestionale.

  3. Assolutamente d accotdo con Enzo, wuesyo accanimento e questo interessamento mediatico continuo daparte di un unica emittente porta a pensare a untetessi diversi da quelli della salvaguardia del perquanto storico rudere. Ci stiamo prendendo in giro, perché per quanto calcoli possano fare è assolutamente impossibile che tale rudere sia recuperabile senza demolirlo e ancora piu assurdo sembra che tale intervento venga fatto dal pubblico che non mantiene nemmeno l’ordinario in regola e manutenzionato.
    Sforzatevi su qualcosa di concreto, la torre di manfria ad esempio, bene veramente storico, o uscite allo scoperto la conchiglia è purtroppo da abbattere.

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