“Leonessa”, in appello parola alle difese: la Corte bresciana deciderà a settembre

 
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Brescia. La decisione della Corte d’appello di Brescia è fissata ad inizio settembre. I magistrati lombardi dovranno esprimersi sulle posizioni degli imputati coinvolti nell’inchiesta “Leonessa”. Questa mattina, è toccato a diversi difensori esporre le rispettive conclusioni e ancora una volta è stata respinta l’ipotesi dell’esistenza di un eventuale sodalizio, rafforzato finanziariamente dagli introiti delle indebite compensazioni fiscali. Di fatto, la procura generale ha superato la contestazione mafiosa che fino ad ora non ha mai trovato riscontro in nessuna delle propaggini processuali scaturite dalla vasta inchiesta della Dda bresciana. La procura generale, a fine maggio, ha concluso indicando la conferma delle condanne di primo grado, seppur con qualche limitata modifica. Diciassette anni e tre mesi di reclusione sono stati chiesti per il consulente Rosario Marchese, attualmente detenuto e indicato come la vera mente del sistema delle indebite compensazioni. In primo grado era stato condannato a sedici anni e un mese di reclusione. Sette anni e tre mesi di detenzione è la conclusione alla quale è giunta la procura generale per Alessandro Scilio, che il collegio bresciano aveva condannato a due anni di detenzione. Quattro anni e due mesi per l’ennese Giovanni Interlicchia. Quattro anni e tre mesi a Simone Di Simone. Sei anni per il professionista Corrado Savoia. Otto anni e due mesi a Gianfranco Casassa, in continuazione con precedenti verdetti. Per Enrico Zumbo viene indicato il riconoscimento dei doppi benefici di legge e in primo grado era stato condannato a due anni di detenzione. Doppi benefici di legge indicati anche per Carmelo Giannone, condannato dal tribunale bresciano ad un anno e otto mesi di detenzione. Conferme sono state inoltre chieste per Giuseppe Arabia, in primo grado quattro anni di reclusione (ma la procura generale ha concluso per la revoca delle sospensioni condizionali rispetto a precedenti condanne), Angelo Fiorisi (in primo grado sette anni e otto mesi) e Antonella Balocco (il collegio di Brescia dispose sette anni e quattro mesi).

Per il pg, invece, non ci sono elementi per individuare possibili responsabilità in capo a Danilo Cassisi, già assolto in primo grado. Il difensore, l’avvocato Giacomo Ventura, è tornato a richiedere una decisione favorevole. Assoluzioni giunsero in primo grado per Salvatore Antonuccio e Giuseppe Cammalleri (difesi dall’avvocato Giovanna Zappulla), Matteo Collura (rappresentato dall’avvocato Angelo Cafà) e per l’avvocato Roberto Golda Perini (assistito dal legale Stefano Bazzani). Tra i difensori degli imputati in appello ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Maria Valeria Feraco, Desolina Farris, Maurizio Scicolone, Gianluca Marta, Oliviero Mazza, Deborah Abate Zaro, Vito Felici, Sinuhe Curcuraci, Mauro Sgotto, Domenico Peila, Maurizio Basile e Roberta Castorina.

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