L’incendio di un’abitazione in centro e il sequestro di abiti, accuse ad Ascia per il rogo

 
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Gela. Secondo i pm della procura, fu lui, nel dicembre di tre anni fa, ad appiccare le fiamme in un’abitazione, tra i vicoli del centro storico. L’immobile riportò danni ingenti e per gli investigatori solo l’intervento dei vigili del fuoco scongiurò conseguenze ulteriori e il propagarsi dell’incendio ai piani superiori. Accuse che hanno portato a giudizio il quarantaseienne Davide Ascia, con precedenti penali alle spalle. Questa mattina, nel corso del dibattimento, è stato sentito uno degli investigatori che si occupò di prelevare vestiario, sequestrato proprio all’imputato. La difesa, rappresentata dal legale Rosario Prudenti, ha insistito sul fatto che l’attività si svolse senza un vero riscontro oggettivo e a distanza di tempo. Gli abiti, per l’accusa corrispondenti a quelli indossati da chi appiccò l’incendio, ha sostenuto il legale furono prelevati senza che prima fosse stata mostrata alcuna immagine. Elementi che per la difesa mettono in dubbio l’individuazione dell’imputato. L’istruttoria si tiene davanti al giudice Fabrizio Giannola.

Per l’accusa, in aula con il pm Gesualda Perspicace, il fuoco sarebbe da ricollegare a ragioni di astio che spinsero Ascia a forzare la porta d’ingresso e poi ad incendiare. Pare che chi viveva nell’abitazione avesse declinato la richiesta dell’imputato di essere ospitato per un certo periodo.

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