L’inchiesta “Agorà”, Palazzo, Romano e Tomaselli di nuovo in appello: ci sono le richieste

 
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Gela. Sono ritornati davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, dopo l’annullamento parziale deciso dai magistrati della Corte di Cassazione. Emanuele Palazzo, Giuseppe Alfio Romano e Massimiliano Tomaselli vennero coinvolti nell’inchiesta antimafia “Agorà”, che portò a galla la riorganizzazione del gruppo degli stiddari, impegnati nelle estorsioni e nello spaccio di droga. In Cassazione, arrivò un annullamento per le loro posizioni, almeno rispetto al riconoscimento della recidiva e dell’entità delle pene. La procura generale, nel giudizio di appello bis, ha però chiesto la conferma di quanto già deciso sia per Romano che per Tomaselli. Potrebbe arrivare una riduzione, invece, rispetto all’entità della pena inflitta a Palazzo. Il suo difensore di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, ha nuovamente contestato la recidiva riconosciuta dai giudici e chiesto una riduzione. Dai sedici anni di reclusione, decisi in primo grado dal gup del tribunale di Caltanissetta, si arrivò ai dodici imposti dai magistrati nel primo giudizi d’appello.

Anche i difensori degli altri due imputati, gli avvocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri, hanno spinto per rideterminare l’entità delle pene inflitte ai loro assistiti, coinvolti nell’inchiesta insieme ad altri complici, condannati in via definitiva. La conferma dei verdetti è stata invece caldeggiata dai banchi delle parti civili, uno degli imprenditori taglieggiati, la Fai e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Panebianco.

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