Lo stallo Eni, i sindacati respingono le critiche: “E’ ora di capire chi ha responsabilità…ci vogliono i fatti”

 
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Gela. Operai dell’indotto fuori dal ciclo produttivo Eni, ritardi su ritardi nell’attuazione del protocollo del novembre di due anni fa e una crisi economica che si abbatte sulla città senza troppe soluzioni in vista.
“L’industria deve rimanere in città”. I sindacati di tutte le categorie coinvolte e i confederali di Cgil, Cisl e Uil sono pronti ad una nuova mobilitazione. Anzitutto, però, tengono a precisare che non si può attribuire solo alle sigle sindacali la responsabilità di quanto sta accadendo. “E’ ora di capire – scrivono in un appello pubblico –  chi ha le responsabilità e queste non possono essere attribuite al sindacato dei lavoratori che con dedizione e pazienza ad oggi ha mantenuto l’ordine pubblico grazie alla maturità dei lavoratori e dei cittadini”. Il quadro economico complessivo appare sempre più complicato e così gli stessi confederali, a nome di utti i segretari di categoria, sottolineano come sia “sotto gli occhi di tutti la preoccupazione per il presente, così come è sotto gli occhi di tutti la chiusura di decine di piccole e medie aziende, nonché attività commerciali. A Gela non serve una mano dall’alto e neppure un finanziamento a pioggia, a Gela è utile fare ciò che si dice senza nessun timore e senza attendere altro tempo”. Per il sindacato, nonostante le tante polemiche, l’obiettivo rimane uno solo, “salvaguardare la presenza della storia industriale attraverso l’avvio di bonifiche, nuovi insediamenti e la costruzione della bio raffineria”. I segretari confederali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania dicono no ad ogni alibi, compreso quello della crisi mondiale della raffinazione. “Non è secondaria la crisi della raffinazione mondiale – spiegano – ma ciò non può tradursi in alibi per cullarsi facendo finta che il protocollo, i progetti industriali, le risposte da dare ai lavoratori e alle imprese, arrivino da sole. Da soli non si va da nessuna parte e ognuno, da tempo, dovrebbe utilizzare i poteri conferiti e insiti dal livello di rappresentanza a favore dell’economia della città”. A questo punto, senza i fatti concreti, sarà nuovamente mobilitazione.

 

 

 

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