“Mi ha chiesto perdono prima di morire”, migliaia di persone hanno dato l’ultimo saluto a Giuseppe

 
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Gela. “Giuseppe aveva una fede fortissima. Davanti a tragedie simili, viene da chiedersi il perché di tutto questo”.

L’ultimo saluto a Giuseppe. Un palazzetto dello sport, quello dei salesiani, è stato allestito per dare l’ultimo saluto al trentaseienne Giuseppe Lauretta. Erano presenti tutti i suoi cari e centinaia di amici e conoscenti, circa un migliaio. Parole sentite quelle pronunciate durante la celebrazione della funzione religiosa dal vescovo Rosario Gisana. Il dolore immenso per la tragica morte di un marito colpito proprio durante il momento più bello e felice, quello del viaggio di nozze, ha commosso anche chi l’ha conosciuto solo a causa della recente tragedia. La bara è stata collocata tra tante ali di folla, tutte sistemate all’interno dell’impianto.

La commozione della moglie.  Melissa Granvillano è stata insieme a lui fino all’ultimo momento della sua vita. “Mi ha chiesto perdono prima di morire. Mi chiedeva spesso perdono per i suoi sbagli. Lo ho fatto anche negli ultimi istanti di vita. Per lui la fede era la cosa più importante. Qualche giorno fa, subito dopo il nostro matrimonio mi ha detto “Melissa dobbiamo andare a messa“. Ho risposto “ma ci siamo stati ieri sera“. E lui, agitando il dito indice “Male male...”. Mi sono innamorata di lui per la sua bontà d’animo. Ciò che lo ha reso una persona speciale è la sua semplicità. Mi diceva che i tempi dell’uomo non sono quelli di Dio. Mi diceva che il tempo dà le sue riposte e che Dio non vuole il male e che dietro ogni tragedia c’è sempre un insegnamento da cogliere. Ciò che lo rendeva felice era la preghiera, il suo cammino di fede. La sua giornata iniziava con una preghiera. Ci conoscevamo da una vita ma ci siamo ritrovati tante volte. Ho sempre ammirato il suo sorriso. Ne aveva uno per ogni circostanza. La felicità la dà il Signora con la testimonianza e la preghiera. Giuseppe mi diceva sempre: esiste sempre il Paradiso e io non me lo gioco“.

Al Pala Don Bosco c’erano tutti i preti gelesi, le undici comunità neocatecumenali, amici, parenti e semplici conoscenti.

La testimonianza del papà. Damiano Lauretta è stato l’unico della famiglia a prendere parola. I sei fratelli Carole, Francesca, Carmen, Alessandra, Marco e Gabriele hanno letto un passo della Bibbia sul pulpito. Il padre di Giuseppe ha voluto ringraziare in particolare una persona. Un “angelo” maltese che ha sostenuto la famiglia a Malta. “E’ Roger Damato – ha detto indicandolo – era al suo matrimonio. Ci ha sostenuto ed ospitato a casa sua. A volte siamo stati anche in nove. Non ci ha fatto mancare nulla, materialmente e spiritualmente. Ci diceva che non conosceva Giuseppe. E’ stato sempre con noi. Lo poi ha conosciuto e lo ha apprezzato, come tanti di voi lo hanno apprezzato. Ha voluto fortemente essere al suo funerale e lo ringrazio. Mio figlio mi ha superato: cristianamente, culturalmente. Per me è un grande insegnamento”.  

Anche gli amici del Piccolo Teatro di Gela hanno voluto ricordarlo. “Quando arrivava in ritardo per farsi perdonare ci portava i gelati”, hanno ricordato. Il papà di Melissa, Antonio ha sottolineato “di non essere degno della fede di Giuseppe”. 

Dopo due ore la salma di Giuseppe Lauretta è stata portata al cimitero tra gli applausi scroscianti di chi amava Giuseppe, un uomo buono e generoso strappato troppo presto alla vita terrena. 

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