Mitra, pistole, fucili e munizioni: armi dei clan in un’area rurale, una condanna

 
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Immagini di repertorio

Gela. I pm della Dda di Caltanissetta avevano chiesto un anno e sei mesi di reclusione per Rocco Felice. Conclusioni accolte dal collegio penale del tribunale, che ha emesso la condanna. Secondo l’antimafia, avrebbe avuto un ruolo nel gestire un nascondiglio rurale, dove venivano collocate le armi dei clan riesini. La santabarbara venne individuata diversi anni fa, nei pressi di una grotta di contrada Fiume di Mallo, nelle campagne tra Butera e Gela. L’imputato è legato da rapporti familiari ai Toscano di Riesi. Di quel deposito avrebbe parlato Giuseppe Toscano, coinvolto nell’inchiesta sull’omicidio di Michele Fantauzza e diventato collaboratore di giustizia. I carabinieri, su indicazione dello stesso Felice, riuscirono a ritrovare le armi. C’erano pistole, fucili, mitra e munizioni. La Dda ha confermato che anche l’imputato si sarebbe messo a disposizione per conservarle e controllare la zona. Linea invece esclusa dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Rocco Guarnaccia. Nel corso del procedimento è stato sentito, in videocollegamento, il figlio di Giuseppe Toscano, Michele Toscano.

Alcune armi erano seppellite nel terreno, come ha spiegato uno dei carabinieri che si occupò dell’operazione. Due pistole furono trovate in un’area verde di un’abitazione. Per la difesa, Felice non avrebbe avuto alcun ruolo né avrebbe usato le armi ritrovate in quella zona, posta sotto sequestro dai carabinieri.

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