Nella città dei malati e dei morti un centro ricerche distrutto, ora tutto ritorna a Caltanissetta

 
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Il senatore Lorefice all'interno del laboratorio distrutto

Gela. Un centro ricerche che avrebbe dovuto essere un punto di eccellenza, anche per studi in materia ambientale, ridotto a bazar, dove negli ultimi mesi, vandali e ladri hanno fatto razzia, portando via componenti e strumentazioni molto importanti. Ad inizio ottobre, dopo le prime segnalazioni arrivate da contrada Brucazzi, il senatore del Movimento cinque stelle Pietro Lorefice ha denunciato l’intera vicenda. Il laboratorio, mai partito, intanto era stato praticamente sventrato. Tutto messo a soqquadro e con danni enormi. In assenza di controlli, l’immobile di contrada Brucazzi è stato preso d’assalto da chi ne ha approfittato per distruggerlo, portando via ogni cosa. Fortunatamente, qualche macchinario, di notevole valore, è stato risparmiato. Dopo la denuncia pubblica, si smobilita. Quel poco che è rimasto verrà trasferito a Caltanissetta. La decisione è stata formalizzata dai funzionari del Libero Consorzio, che hanno incaricato la società in house dell’ente nisseno. Si occuperà del trasloco. Le apparecchiature e i macchinari, infatti, sono di proprietà dell’ex Provincia di Caltanissetta ed erano stati collocati in una struttura dell’Irsap, ex Asi. Il laboratorio di eccellenza, però, non ha mai funzionato neanche per un giorno.

Fermo, come tanti altri investimenti in città. L’ex Provincia l’aveva messo a disposizione del Consorzio universitario di Caltanissetta, ma in base a quanto si legge in un documento del Libero Consorzio, “non ha preso in carico quanto concesso da questo ente, nonostante i solleciti”. Come se il laboratorio non servisse a nessuno, neanche in città. Sulla carta, doveva essere un “Centro di Ricerca istituito per favorire l’incremento della ricerca e dell’innovazione tecnologica, la salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente, la tutela della salute dell’uomo e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse, al fine di creare opportunità di sviluppo”. Di tutto questo, neanche l’ombra, in un territorio martoriato dalle malattie e dai morti. Ora, quello che è rimasto se ne ritorna a Caltanissetta.

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