“Spaccata” alla gioielleria, due accusati di favoreggiamento: individuati con le indagini

 
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La "spaccata" venne ripresa dai sistemi di videosorveglianza dell'attività commerciale

Gela. La “spaccata” di due anni fa, quasi in pieno lockdown, consentì un bottino consistente, ai danni dei titolari della gioielleria “Rachele”, in pieno centro storico. L’attività commerciale fu colpita e vennero portati via preziosi di notevole valore. Per quei fatti, sono arrivate condanne nei confronti di chi agì materialmente e degli intermediari, che avrebbero fatto da tramite, anche per ricettare quanto rubato. I pm della procura estesero le indagini, arrivando anche a coloro avrebbe preso contatti, per cercare di ottenere la restituzione della refurtiva. Davanti al giudice Martina Scuderoni, ne rispondono Vincenzo Tabbì e Pascal Tascone. In base alle accuse, avrebbero tentato di riavere quanto era stato rubato. I poliziotti del commissariato accertarono che una parte dei preziosi era stata ritrovata dai titolari della gioielleria. L’ipotesi è che furono presi contatti con chi era vicino ai ladri della “spaccata”

I due imputati rispondono di favoreggiamento. Le difese, sostenute dagli avvocati Ivan Bellanti e Giovanna Zappulla, potrebbero optare per riti alternativi. Gli stessi imputati furono monitorati dagli inquirenti, che avevano già avviato le indagini dopo il colpo del marzo di due anni fa. In aula, si tornerà ad aprile.

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