Spacciavano anche durante il lockdown, blitz “Smart working”: disposto il giudizio immediato

 
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Gela. Lo spaccio di droga era costante pure durante il periodo delle restrizioni imposte dall’emergenza Covid. E’ stato disposto il giudizio immediato per gli imputati che sul finire dello scorso anno furono destinatari di misure emesse dal gip del tribunale, nell’inchiesta ribattezzata “Smart working”. I poliziotti monitorarono centinaia di episodi, con cessione di sostanze stupefacenti, compresa la cocaina. I due presunti avamposti pare fossero le abitazioni di Francesco Scicolone, a ridosso del centro storico, e di Giacomo Tumminelli, nella zona di via Perugia. Nei loro confronti sono concentrate le contestazioni numericamente maggiori e più gravi. Sono difesi dai legali Rosario Prudenti e Davide Limoncello. Vanno a giudizio, così come chiesto dalla procura, pure Francesco Casco (rappresentato dagli avvocati Rosalia Comandatore e Francesco Enia), Giovanni Bonelli (con il legale Rosario Prudenti), i fratelli Antonino Raitano e Ruben Raintano e ancora Salvatore Azzarelli (tutti difesi dall’avvocato Davide Limoncello) e Marco Ferrigno (difeso dal legale Cristina Alfieri).

Rispetto alla fase delle indagini, il giudizio immediato esclude le rispettive consorti di Scicolone e Tummineli, inizialmente tra gli indagati. Secondo la procura (l’indagine è stata coordinata dal pm Luigi Lo Valvo), l’attività di spaccio era talmente diffusa da assicurare notevoli entrate economiche. I poliziotti ricostruirono il giro di pusher e clienti, utilizzando sistemi di ripresa e intercettazioni. Il procuratore capo facente funzioni Lucia Musti, subito dopo gli arresti, sottolineò come i coinvolti avessero una notevole disponibilità di droga e una molteplicità di clienti. Il giudizio immediato è stato fissato per maggio.

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