Uccise la moglie scomparsa nel nulla ventinove anni fa, ergastolo a Vincenzo Scudera

 
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Vincenzo Scudera è stato condannato in via definitiva per l'omicidio dell'ex moglie

Gela. E’ stato lui ad uccidere l’ex moglie, l’allora ventiduenne Rosaria Palmeri. E’ arrivato l’ergastolo. Della giovanissima si persero le tracce nel lontano 1987. Così, è scattato l’ergastolo per il bracciante cinquantasettenne Vincenzo Scudera. La decisione è stata pronunciata dai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta. Vincenzo Scudera venne arrestato nell’estate di due anni fa dai carabinieri del reparto territoriale che, a conclusione di una lunga indagine, riuscirono a ricostruire l’intera vicenda. La giovanissima, madre di un figlio di appena sei anni, venne uccisa, in base alla ricostruzione dell’accusa, dopo aver scoperto la relazione parallela che il marito intratteneva con un’altra donna, a sua volta cugina della Palmeri.

Le indagini dopo la richiesta de figlio. All’epoca dei fatti, l’imputato bollò il presunto allontanamento della moglie come una fuga d’amore con un altro uomo, fingendo di denunciarne la scomparsa: cosa che in realtà non sarebbe mai avvenuto. I giudici della Corte d’assise di Caltanissetta hanno accolto le richieste formulate dai magistrati della procura e dal sostituto Antonio D’Antona che, nelle scorse settimane, ha chiesto la condanna all’ergastolo dell’imputato. Linea diametralmente contestata dall’avvocato Flavio Sinatra, legale di fiducia del bracciante finito a giudizio. Per la difesa, infatti, non ci sarebbero mai stati elementi tali da poter collegare Scudera alla scomparsa dell’ex moglie. Le indagini ripresero dopo che il figlio nato dal matrimonio di Scudera con Rosaria Palmeri, oggi trentacinquenne, chiese di avviare le procedure per ottenere la dichiarazione di morte presunta proprio della madre. Emersero, però, particolari sempre più pesanti soprattutto rispetto al ruolo di Scudera, ritenuto dagli inquirenti vicino anche agli stiddari riesini. L’imputato, intanto, si era rifatto una vita nelle Marche, a Pesaro, dove venne successivamente arrestato. I giudici nisseni, nel dispositivo, hanno riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni e provvisionali per 70 mila euro in favore dei familiari di Rosaria Palmeri, costituiti parte civile nel procedimento penale. A questo punto, non è da escludere che la difesa del bracciante, attualmente detenuto, possa decidere d’impugnare il verdetto in appello. Le motivazioni della decisione verranno rese note tra novanta giorni.

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