Gela. “Degli esposti a mio carico presentati a Palazzo di città sono venuti a conoscenza prima gli altri. Io li ho potuti visionare solo recandomi in municipio”.
I due esposti presentati in pochi giorni. Il consigliere comunale del Megafono Antonio Torrenti, sul cui conto si sono abbattuti due esposti, firmati in totale da sei diverse persone, non risparmia dubbi sull’intera vicenda. In quegli atti, viene accusato di aver promesso lavoro, con tanto di contratti firmati, in cambio di voti. Accuse sempre respinte mentre i magistrati della procura hanno avvito indagini. “Gli esposti presentati al protocollo del comune sono due – spiega – entrambe identiche nella forma e nel contenuto e indirizzati, genericamente, ai consiglieri. Il primo ad essere stato presentato riporta la data del 26 giugno ed è firmato da una sola persona che non conosco. Alcuni giorni dopo, ed esattamente l’1 luglio, viene protocollato il secondo esposto del tutto simile al primo ma a firma di cinque persone che non conosco”. Solo il 16 luglio, stando alla sua ricostruzione, sarebbe venuto a conoscenza dei due esposti mentre già altri ne avevano addirittura una copia. Anomalie che, stando al neo consigliere del Megafono, getterebbero diverse ombre anche rispetto ad un possibile “piano” per screditarlo. Torrenti, davanti ai magistrati, ha sempre escluso di aver promesso lavoro in cambio di voti.
Si stringe il cerchio investigativo sull’attentato incendiario alla sede elettorale. Intanto, gli stessi magistrati della procura e gli inquirenti ch si occupano delle indagini starebbero chiudendo il cerchio intorno all’attentato incendiario che colpì la sede elettorale del candidato in corso Aldisio proprio all’inizio della campagna elettorale. Torrenti e gli imprenditori chiamati in causa negli esposti e in diversi volantini anonimi hanno, a loro volta, sporto denuncia.
