Bimba positiva, il manager dell’Asp cl2 si scusa: “Difficoltà a reperire un accesso venoso”

 
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Gela. “Ci scusiamo con la famiglia per ogni disservizio che sia potuto accadere e metteremo in campo ogni azione possibile per il miglioramento dei servizi al cittadino”. Con queste parole Alessandro Caltagirone, direttore generale dell’Asp di Caltanissetta è voluto intervenire alle accuse di disservizio mosse dal papà di una bimba di due mesi ricorsa alle cure mediche ospedaliere perché positiva al covid e con febbre alta. I genitori si erano rivolti alle forze dell’ordine per la difficoltà a reperire un operatore dell’Usca. Il papà della piccola, prima del trasferimento al centro covid dell’ospedale “San Marco” di Catania avevano evidenziato la mancanza di lenzuola durante l’attesa al pronto soccorso infettivologico e la stessa difficoltà del personale ospedaliero di trovare una vena alla piccola”.

Ecco, di seguito, la replica del direttore generale Alessandro Caltagirone: “La bimba è giunta al pronto soccorso Infettivologico per febbre – precisa il manager Alessandro Caltagirone – Al pronto soccorso è stata prontamente visitata in consulenza dal pediatra del reparto il quale ha chiesto di effettuare esami ematologici e radiografia del torace. In esito gli accertamenti – prosegue il direttore generale dell’Asp cl2 – i medici si sono attivati per cercare un posto letto in altra struttura anche in considerazione della fragilità del paziente (prematuro gemello). La struttura ricevente Pediatra San Marco ha richiesto ulteriori approfondimenti diagnostici, in particolare emogasanalisi, per escludere la necessità di cure rianimatorie sempre presso il San Marco (Utin). Alla fine – conclude Alessandro Caltagirone – si è concordato, viste le condizioni cliniche della bimba e la disponibilità dei colleghi della Utin, di trasferire la piccola presso tale struttura dove è arrivata, accompagnata dal pediatra, in condizioni cliniche discrete ed è stata presa in carico dai colleghi catanesi. L’unica difficoltà – ammette il manager – è stata quella di reperire un accesso venoso che ad onor del vero era stato effettuato ma la durata dell’infusione è stata breve e si è deciso di soprassedere perché clinicamente non c’erano segni di disidratazione e la bimba si era alimentata regolarmente”.

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