Caro presidente…ti scrivo

 
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Potrei scrivere un incipit lunghissimo. Uno di quelli che partono

da lontanissimo ma che le darebbero, Presidentissimo, l’idea che io sia retorica e che debba riempire degli spazi bianchi. Sbagliato.

Incipit finito.

Questo è un invito ufficiale.

I pannelli pubblicitari li abbiamo visti, questo è certo. Non appena li hanno collocati – non credo lo sappia – nei supermercati della città sono iniziate le offerte speciali per l’acquisto delle confezioni d’acqua, non per una nuova emergenza nelle case sia chiaro, ma per l’arsura dovuta agli “scaccaniamenti” provocati dall’immagine del suo ghigno, utilizzato -addirittura – per spiegarci che la Sicilia è dei siciliani. Pessima trovata.

Pessima anche l’inquadratura del ghigno che lei voleva sembrasse un sorriso. Le consiglio di chiedere consiglio al fotografo di Chiara Ferragni, “regina” di Instagram. Ma questa è un’altra storia.

Insomma, i pannelli pubblicitari ci sono, i due giorni a Trabia in stile alcova, in cui con maglia azzurro cielo parlava al microfono ai suoi fedelissimi devoti, li ha avuti anche. Non mi chieda come faccio a sapere che aveva una maglia azzurra, potrei chiederle come ha fatto a diventare Presidente della Regione!

…Ma Lei, però, dov’è?

No dico,ma si ricorda i bagni di folla di un tempo, quando dal palco, purtroppo non avevamo ancora capito chi fosse veramente, si proponeva, prima come sindaco e poi – addirittura – come presidente della Regione? Quei tempi andati, quando Saro il mascariatore, il Salvatore, l’apparizione santa, era solo Saro e si portava sulle spalle lo “stemma”di rinascimentale?

E ricorda quando, quelle piazze le riempiva di parole, di entusiasmo, di energia fino a compiere la scalata al potere, permettendosi il lusso di nascondersi nella sua gabbia dorata a Palazzo d’Orleans tirando calci come una diva capricciosa che si deve candidare per forza, riservandosi però il diritto (secondo Lei solo suo) di non presentarsi dai siciliani, soprattutto dai gelesi.

Perché, vede Presidente, l’ultima volta che il suo piede legale, legalissimo, onesto, onestissimo, sarissimo, ha toccato terra gelese, si è andato a nascondere nel giardino in un locale privato. Sì, lo so, sto immaginando la sua faccia e quell’espressione che fa quando legge qualcosa che non le piace, lo so in quell’occasione le sembrava più intimo incontrare tutti lì. Tipo una festa di compleanno e si invitano, appunto, solo i più intimi. E questo mi pare in linea con le sue gesta.

In fondo, durante il suo mandato Lei ha incontrato SOLO i suoi amici, i suoi invitati scelti con cura, ovvio, ma tutti contraddistinti da un unico comune denominatore, la voglia di mangiare la torta.

Lei intorno a un tavolo si accingeva ogni volta a tagliare una fetta di torta e i suoi invitati, al suo cospetto, con la codina scodinzolante e gli occhi imploranti la guardavano come a dire, “ti prego, abbiamo fame!”.

La famuzza dei suoi amici, Presidente, questo devo ammetterlo, Lei non l’ha mai ignorata, ma aveva i suoi tempi per accontentarli. Bastava attendere, evitando di far pupù fuori dal vasino, e i suoi invitati avrebbero mangiato, riso alle sue battute come quando a scuola si rideva a quelle senza senso sparate dal professore. Tutto questo per dirle che se l’ultima volta si è nascosto insieme ai suoi amici, di certo non è stato incoerente col suo “mascariamento”. Negli anni, caro Presidente, con i suoi amici, si è sempre nascosto.

Ora,però, non può mica far solo i capricci, deve fare anche altro!

Non può mica lasciarci tutti così, a guardarla sui pannelli pubblicitari giganti, manco fosse la sagra del carciofo, e pensare che ci convincerà a chiamarla, di nuovo, Presidente!

Insomma Presidente, un saltino nella sua città dovrà pur farlo. Ma senza nascondersi. Senza affittare ville private. Senza portare tutti in una località sperduta. Qui, Presidente…qui!

Sarà come quando, da grandi, si torna a salutare i professori del liceo e in mente passano le immagini degli scarabocchi vergati sui banchi di un tempo.

Scelga lei il posto, ci mancherebbe, questo è solo un invito ufficiale, nessuna imposizione. Scelga una piazza, una via, un parcheggio, il teatro Eschilo se si sente più a casa, ma compia un atto di coraggio e affronti Gela una volta per tutte o penseremo che si stia nascondendo da noi, ma in fondo anche da sé stesso.

Lo faccia Presidente, venga qui e ripeta ad alta voce “LA SICIALIA AI SICILIANI” e aggiunga “Rosario Crocetta ai Gelesi”. Ci racconti perché, Presidente, dovremmo farlo ancora, affronti i dubbi, le perplessità, i mascariamenti, le congetture, le mistificazioni. Poi, faccia una cosa… Sbianchi!

Ps. Ripeto, questo è un invito ufficiale. Non mi basta che la rubrica porti il mio nome. Il pezzo lo firmo con orgoglio. L’orgoglio di essere gelese.

Attendo sue.

Evita Lorefice

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