Cocaina tra Niscemi e Gela, patteggiamenti e riti alternativi: le accuse mosse a diciotto imputati

 
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Immagini di repertorio

Gela. La droga delle piazze di spaccio niscemesi, soprattutto cocaina, arrivava anche in città. L’inchiesta si sviluppò prevalentemente seguendo le mosse del cinquantaseienne Pasquale Di Benedetto. Nel corso di non meno di un anno, furono ricostruiti circa quattrocento cessioni di sostanze stupefacenti, in prevalenza cocaina ma anche hashish e marijuana. Di Benedetto ha patteggiato così come il gelese trentatreenne Francesco Scicolone, difeso dal legale Rosario Prudenti, e successivamente coinvolto nel blitz “Smart working”, essendo ritenuto uno dei punti di riferimento per lo spaccio di droga in città, nella zona a ridosso del centro storico. Il patteggiamento è stato definito a cinque mesi, in continuazione con altre condanne già incassate sempre per droga. Hanno patteggiato, davanti al gup del tribunale, inoltre il quarantunenne Giovanni Ferranti e Davide Viola, a sua volta di quarantuno anni.

Hanno optato per il giudizio abbreviato le difese di Daniele Di Dio, Salvatore Gueli, Giacomo Lo Monaco e Maurizio Parisi. Le accuse hanno portato in udienza preliminare pure Paolo Bennici, Giuseppe Palumbo, Francesco Licco, Gioacchino Guarnuccio, Angelo Cacciaguerra, Salvatore Rizzo, Rocco Sentina, Paolo Parisi, Francesco Salvo e Francesco Campione. I poliziotti monitorarono i punti dove si concentrava la compravednita di droga, a Niscemi. I coinvolti sono difesi dai legali Claudio Galletta, Rosa Salerno, Francesco Mascali, Joseph Donegani, Davide Limoncello, Giacomo Lo Monaco, Raffaela Nastasi, Italo Alia, Fabio Bennici, Matteo Anzalone, Francesco Spataro, Salvatore Rinaudo, Lara Amata, Francesco Rizzo e Pietro Stimolo.

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