Dati falsati per il progetto di una pipeline Eni, la Cassazione annulla le condanne all’ex a.d. di raffineria e ad un tecnico Saipem

 
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Gela. Annullamento con rinvio ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. I magistrati romani della Corte di Cassazione hanno annullato i verdetti di condanna, pronunciati in primo e secondo grado ai danni dell’ex amministratore delegato di raffineria Eni Battista Grosso e dell’ingegnere Sergio Ambrosio, allora responsabile dei lavori per conto di Saipem.

Il progetto delle pipeline. Entrambi sono accusati di un presunto tentativo di falso in atto pubblico per induzione. In base alle indagini condotte, negli scorsi anni, dai magistrati della procura e dai militari della capitaneria di porto, sarebbero stati falsati i dati del progetto destinato alla posa e al successivo interramento della pipeline P2 bis, realizzata per collegare il campo boe della fabbrica di contrada Piana del Signore al parco generale serbatoi. Altri due indagati definirono le rispettiva posizioni con riti alternativi, senza giungere al dibattimento. In primo grado, arrivarono condanne a due anni di reclusione per Grosso e ad un anno per Ambrosio, entrambi con pena sospesa. Verdetti di condanna ridotti dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. I difensori degli imputati, però, hanno sempre sostenuto l’assenza dei presupposti per contestare il tentativo di falso. Peraltro, l’eventuale commissione esaminatrice della regolarità del progetto non venne mai costituita. Una linea ribadita anche in Cassazione dagli avvocati Rocco La Placa, Gualtiero Cataldo e Alvaro Riolo. Per i magistrati, invece, i dati sarebbero stati appositamente modificati per aggirare le verifiche della commissione. Adesso, il caso dovrà essere rivisto dai giudici della Corte di appello nissena.

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