Affondati dalla sindrome del carrierismo, la città ha mollato i leader di sempre

 
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L'ex presidente della Regione Rosario Crocetta e l'ex sindaco Domenico Messinese hanno messo le loro firme sugli atti del Patto per la Sicilia

Gela. Fino a qualche anno fa, era la città simbolo, un laboratorio politico che faceva gola anche ai pezzi da novanta palermitani e romani. Oggi, è una città che non sa neanche da che parte ricominciare. L’Eldorado del fronte politico della legalità, quello inaugurato dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, ha perso completamente la rotta, sempre che l’abbia mai avuta. Crocetta è finito nella polvere (insieme a tanti esponenti di spicco di una legalità più strombazzata che praticata) e deve difendersi dalle pesanti accuse che gli muovono i magistrati. Due volte sindaco, ma anche eurodeputato e addirittura presidente della Regione, per lui in città sembra non esserci più spazio. Nel centrosinistra (per quel poco che ne rimane), la sua scia politica non esiste più. Tre anni fa, il “Megafono” era entrato in municipio a suon di voti, mettendo in fila addirittura cinque consiglieri comunali. Alle prossime amministrative, che probabilmente si terranno (salvo diverse decisioni del Tar) tra maggio e giugno del prossimo anno, di quello che fu un gruppo “d’oro”, moltiplicatore di voti, non ci sarà più traccia. Qualche fedelissimo è riuscito a ritagliarsi ruoli che tiene stretti, ma poi nulla più. Il precipizio politico in cui è finito l’ex presidente della Regione è solo uno tra i tanti esempi di promesse tradite e di spasmodiche fibrillazioni più per le carriere che non per le attese degli elettori. Sembra quasi che i campioni di voti, quelli che fino a qualche anno fa avevano in mano le sorti della città, siano diventati un problema, un peso che i loro stessi “amici” politici mal sopportano. Il caso Crocetta è certamente quello più eclatante, ma non è il solo.

All’indomani della sfiducia all’ex sindaco Domenico Messinese (altra speranza andata in frantumi con risultati disastrosi), è iniziata la “caccia” ai grandi vecchi. L’ex deputato all’Ars Lillo Speziale ha dovuto dichiarare pubblicamente che non ha intenzione di candidarsi a sindaco. Una mossa probabilmente suggerita anche dai vertici locali del partito, che si vogliono giocare le loro carte alle elezioni anticipate senza inciampare nell’esasperazione di elettori stanchi di ricette e volti preconfezionati. Non che dall’altra parte (nel centrodestra) vada meglio. In Forza Italia, potenzialmente uno dei gruppi più forti che dovrebbe trainare la coalizione, da tempo Pino Federico (ex presidente della Provincia ed ex deputato all’Ars) è finito sulla graticola. Diversi azzurri ma anche molti possibili alleati non gradirebbero una sua discesa in campo, con l’eventuale candidatura a sindaco. Ritengono che l’ex deputato abbia già avuto tutte le opportunità del caso e che di conseguenza debba mettersi da parte (nonostante i consensi elettorali che ha dimostrato di portare ancora in dote). Insomma, un altro campione di voti che non è particolarmente gradito, in una lotta che sta aprendo falle non da poco nella casa forzista. Nell’elenco potrebbe rientrare un altro campione di voti del recente passato, l’ex deputato regionale Miguel Donegani. Le voci che lo danno interessato ad un ritorno in campo vengono valutate con molta cautela dai dem locali, che non sarebbero affatto convinti di una soluzione ritenuta fin troppo rischiosa, almeno rispetto al riscontro elettorale. Per anni hanno trovato consensi e tanti voti in città, le “star” politiche di un tempo non fanno più gola. Sono diventati un problema per i loro stessi compagni di percorso. La città sconfitta e messa alle corde li ha scaricati o è in procinto di farlo. Chi ne prenderà il posto? All’orizzonte non si vedono grandi soluzioni.

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