I massacri in Sicilia tra il 1860 e il 1861 ad opera dei garibaldini

 
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Gela. Sui fatti Garibaldini di cui parla l’anonima cronaca degli Avvenimenti di Sicilia, nel periodo che va tra l’aprile del 1860 e il marzo del 1861, abbiamo la necessità di approfondire e descrivere i giorni dell’avanzata dei garibaldini e i mille che l’accompagnavamo. La ritirata dei regi dalla Sicilia stabilisce la chiusura di tutti gli ordini civili e politici. Con conseguente chiusura dei tribunali della Polizia e vengono uccisi tutti gli ufficiali di polizia di sicurezza pubblica. Le squadracce che scorrazzano in tutta la regione, creando disordine in ogni dove, impongono di esaminare alcuni fatti incresciosi e sanguinosi che si sono verificati in molte città del sud ed in particolare in Sicilia. Quaranta cittadini di Bronte vengono torturati e massacrati, le loro case messe a ferro e fuoco con i cadaveri degli uomini trucidati. I piemontesi, pur avendo a disposizione sei compagnie, non riescono a fermare il tumulto degli abitanti. Per mantenere l’ordine pubblico sarebbero bastati pochi soldati regi. Arriva invece Nino Bixio con duemila soldati e subito dichiara lo stato d’assedio, impone il pagamento di multe salatissime del valore di 130 Franchi francesi, per tutti quelli che entro tre ore non hanno ristabilito il disarmo.

A Biancavilla un certo Biondi, commette ventisette omicidi in pochi giorni tra le persone più agiate del paese, mentre gli altri sono costretti a fuggire, travestiti con abiti da contadini per sottrarsi al massacro. Altrove, come a Trecastagni o nei paesini di San Filippo d’Agira, Castiglione e Noto, le cose si ripetono alla stessa maniera. Il signor La Porta di Ventimiglia, a capo di una piccola banda di pregiudicati, commette numerosi assassinii e si sostituisce al comando con un criminale chiamato Sante Meli che viene arrestato dagli stessi luogotenenti Garibaldini. Viene però liberato per proteggere La Porta, divenuto ministro dittatoriale. Le cose a Palermo precipitano, e in fretta, da Messina si mandano distaccamenti di garibaldini e si arrestano nobili e sospetti essendo la maggior parte emigrata a Malta, Napoli e Roma, i più potenti, o vicini a Garibaldi. Sempre la Cronaca degli avvenimenti di Sicilia, ci informa che quattro mila agenti della vecchia polizia furono banditi dall’isola dallo stesso Garibaldi, così l’anarchia regna indisturbata nell’isola. Le cose peggioreranno dopo l’8 marzo del 1861 quando una banda di ottanta assassini mette a ferro e fuoco la città di Santa Margherita e nella città di Piana del Colle sono uccisi i due figli di Onofrio Napoli. Anche Agrigento ha le sue vittime quando vengono liberate trentasei carcerati dalla prigione del castello e trascinati nel vescovado e massacrati. Tra Caltanissetta e Cefalù precisamente a Resuttano, due bande in lotta, lasciano sul terreno undici cadaveri. In questo disordine, in Sicilia, non esiste angolo di territorio che non sia infetto del sangue e della decomposizione dei cadaveri. Tutto questo è narrato nella cronaca degli avvenimenti di Sicilia e chi vuole leggerlo, lo può ricercare con molta pazienza tra gli scaffali impolverati nelle biblioteche comunali. Comunque innumerevoli sono le interrogazioni al Parlamento di Torino fatte dai parlamentari siciliani nel corso del 1861 contro il governo invasore e, in particolare, il deputato Bruno che censurando le prepotenze governative, loda il governo dei Borboni quando la Sicilia offriva al mondo uno spettacolo di civiltà morale al di sopra dei popoli invasori.

Lo stesso Francesco Crispi sosteneva in parlamento: credete che in Sicilia abbiano ancora valore lo statuto e le leggi nuove o i codici del passato governo? assolutamente no. Le case rurali vengono saccheggiate, in Sicilia, viene incendiata una fattoria a ritmo continuo e il padrone minacciato della vita, chiede giustizia e gli viene negata. Questo spostarsi da un posto all’altro, spesse volte salva la vita. L’uomo offeso dalla luogotenenza di Vittorio Emanuele II il Filippo Pancali, del comune di Vittoria nella provincia di Ragusa, viene confinato a Partinico e il proprietario, mentre la moglie si affretta ad aprire la porta scappa sul tetto ma, visto dalla finestra dal poliziotto, viene ucciso. L’uomo si chiamava Angelo Nobile e il suo paese Bagheria. Prima che il Crispi partisse per Palermo, successe un altro fatto increscioso, nelle carceri centrali della provincia davanti la prigione un arrestato viene ucciso. Nello stesso mese il deputato si presenta all’autorità giudiziaria per chiedere notizie su alcuni arrestati. Non ottiene nessuna risposta, perché nessuno è a conoscenza, allora si rivolge al Questore, ma nemmeno lui è informato dei fatti. Gli arrestati erano: Patti, Timpa, Nobile ed altri. Ebbene, un giorno prima della sua partenza per Palermo, gli imputati ancora non avevano visto il regio procuratore criminale. Sempre a Palermo carcerati assolti dall’autorità regia, continuano a rimanere in prigione per volontà dei poliziotti, del mal governo del re Sabaudo. Dopo appena un anno di governo, in Sicilia, bisogna camminare armati per difendersi dai poliziotti o dai criminali, mentre nel circondario di Palermo sono stati commessi duecento fatti di sangue senza alcun giudizio. Vogliamo ricordare la lettera del prefetto di Catania al signor Tholosano e al Ministro Minghetti, dove vengono accusati. “d’insipienza e di poca moralità gli impiegati di sicurezza e la Magistratura”. Lo stesso Crispi fa un’interpellanza sui fatti di Castellamare di Stabia dicendo che il malcontento in Sicilia è gravissimo. Un altro deputato siciliano D’Ondes Reggio, come Crispi, accusa che cinque cittadini sono stati fucilati senza essere sottoposti a processo regolare, e senza avere la possibilità di cercare tra essi se c’erano veri delinquenti, innocenti o minorenni. Il deputato Cordova rivela i seguenti abusi; 1)negli uffici delle dogane di Sicilia furono nominati persone idiote e analfabeti; 2)In Palermo i doganieri rubano e a Messina gli impiegati vengono uccisi e sostituiti dagli assassini; 3)In Siracusa gli impiegati sanitari degli ospedali sono il quadruplo del numero degli infermi; 4)gli impiegati in Sicilia sono enormemente aumentati e il governo Borbonico, spendeva novecento mila lire meno; 5) per fare denaro illecito gli impiegati al lotto, inventano Giocate ideali; 6) Non potendosi riscuotere le imposte, si ricorre a percezioni immaginarie. In Marsala i renitenti alla leva sono pochissimi e invece di rintracciarli arrivano duemila soldati, comandati da un maggiore e impongono al sindaco di consegnare entro dieci ore gli sbandati, altrimenti il paese sarebbe stato sottoposto a pene gravissime. Il Sindaco ha paura comunque comincia a protestare contro quel comportamento vandalico. Alla fine furono arrestate tremila coltivatori mentre attendevano ai loro lavori nei campi e furono gettati in una catacomba mai utilizzata dai re Borboni, perché oscuro e priva d’aria. Questa la situazione drammatica in cui fu lasciata l’isola dopo la liberazione dei nordisti dalla civiltà Borbonica, per precipitare nel colonialismo più becero ancora tutt’ora dominante in maniera strisciante.

2 Commenti

  1. Sulla Sicilia tra il 1860 e il 1861 esistono molti ottimi libri (un esempio per tutti: G. Oddo, Il miraggio della terra. Risorgimento e masse contadine in Sicilia, Sciascia 2010) ma Maganuco non ha trovato di meglio che scopiazzare con un’operazione di “copia-e-incolla” qualche pagina di una pubblicazione diffusa dal governo borbonico in esilio duecento anni fa aggiungendovi di suo qualche errore di grammatica e di sintassi. I lettori gelesi sono davvero molto pazienti.

  2. Dimenticavo: chi volesse leggere il libro usato da Maganuco senza cercarlo in “polverose biblioteche”, è sufficiente che scriva il nome corretto su qualunque motore di ricerca e troverà la copia digitale messa in rete dalla biblioteca Vittorio Emanuele di Napoli.

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