“I Rinzivillo sceglievano imprenditori puliti per le loro società”, i pm della Dda chiedono altre condanne

 
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Gela. Sette anni a Giorgio Cannizzaro, ritenuto il tramite tra i fratelli Rinzivillo e il gruppo catanese dei Santapaola, e quattro anni a Maura Bartola, vicina al collaboratore di giustizia Angelo Bernascone.

Gli affari dei Rinzivillo. Sono queste le richieste di condanna più pesanti formulate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta durante la requisitoria successiva alla chiusura del dibattimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Tagli Pregiati”. Vanno assolti, invece, Giovanna Guaiana, Benito Rinzivillo, Emanuele Terlati, Salvatore Azzarelli, Matteo Romano e Roberto Ansaldi. I pm della Dda, invece, hanno già preannunciato la richiesta di condanna per Francesco Angioni. “I Rinzivillo cercavano di far cassa – hanno detto i pm in aula – anche facendo leva sulle false fatturazioni e sulla possibilità di ottenere finanziamenti, tramite numeri gonfiati”. In base a quanto emerso dalla requisitoria, gran parte degli affari del gruppo Rinzivillo venivano gestiti anche attraverso l’apporto dei clan catanesi, tutto sarebbe passato sia da Giorgio Cannizzaro che da Salvatore Santangelo. Non sarebbero mancati, inoltre, gli imprenditori di fiducia, scelti per cercare di acquisire finanziamenti costituendo società ad hoc, principalmente in Lombardia. Non a caso, i magistrati hanno ribadito la posizione strategica rivisitata dalla Mb di Maura Bartola, società che avrebbe dovuto consentire ai Rinzivillo di entrare nell’affare Polinari, legato ai finanziamenti per il restauro di un’antica chiesa. “Maura Bartola – hanno spiegato i magistrati – non era affatto una semplice prestanome ma conosceva molto bene le mosse di Angelo Bernascone e del gruppo Rinzivillo”. I magistrati della Dda nissena, alla prossima udienza fissata per l’1 febbraio, valuteranno le posizioni proprio di Angelo Bernascone, Rosario Saccomando, Alfredo Santangelo e Mhmdhi Jamil. A giudizio, ci sono anche Francesco D’Amico, Claudio e Vincenzo Alfieri, Simone Di Simone,  Ileana Curti, Mirko Valente, Patrizio D’Angio e Salvatore Arria. Una decisione assunta dal collegio penale presieduto dal giudice Lirio Conti, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi. Parti civili si sono costituiti l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco, il Comune, rappresentanto dall’avvocato Salvatore Caradonna, la Fai e la Fondazione antiusura padre Pino Puglisi. Nel pool di legali che assiste gli imputati, invece, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Maurizio Scicolone, Nicoletta Cauchi, Raffaella Nastasi, Cristina Alfieri e Vincenzo Lepre.   

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